lunedì 26 settembre 2011

 Il Papa al Bundestag
Giustizia o Protezione? 


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Da secoli i pensatori della politica, da Platone in poi, si accapigliano sul ruolo dell’uomo politico. E poi arriva, se ci si perdona la caduta di stile, tomo tomo chiatto chiatto, Papa Benedetto XVI… Che nel suo discorso al Bundestag ha ricordato che «servire il diritto e combattere il dominio dell’ingiustizia è e rimane il compito fondamentale del politico».
Molto nobile. Tuttavia, Pareto, che a dire il vero non frequentava le sacrestie, se tornasse tra noi risponderebbe così: «Certo, ma quale giustizia? Visto che ogni partito, di regola, difende la “sua” idea di giustizia?» Per fare un esempio storico eclatante: anche Lenin & Company volevano perseguire la più alta giustizia sociale. Per poi finire come tutti sappiamo…
Si dirà, quella di Benedetto XVI, è un’ idea regolativa: un principio, molto alto, cui ogni politico deve tendere, altrimenti - e citiamo dal Papa, a sua volta debitore di Agostino - se «togli il diritto, allora che cosa distingue lo Stato da una grossa banda di briganti?» Però, anche qui, Pareto non sarebbe d’accordo. Perché, come ci ha insegnato, anche i criminali non possono non seguire alcune «regole di giustizia» nella spartizione del bottino, pena la dissoluzione immediata della banda.
Sociologicamente parlando, la giustizia, comunque declinata, è nel gruppo sociale un fattore di coesione culturale. Ma non è il solo, dal momento che l'esistenza materiale di ogni gruppo è determinata da quattro fattori: militare, economico, demografico, geografico. Fattori che, ovviamente, interagiscono con la cultura. Ma in assenza dei quali, resta veramente difficile prevedere, o solo scorgere, qualsiasi prospettiva di sviluppo culturale all'interno di un gruppo sociale. Diciamo allora, e con il massimo rispetto verso il Papa, che l’uomo politico deve avere un solo scopo: quello di proteggere, materialmente, la comunità che rappresenta, nel senso di difendere in primis la vita di coloro che la compongono. Di riflesso, la protezione non può non fare a pugni con la giustizia, soprattutto con quella esterna: tra comunità differenti. Ad esempio, per alcuni, cattolici-progressisti in testa, è giusto accogliere gli stranieri. Il che è nobile, e per certi aspetti condivisibile. Ma fino a quale “soglia”? Ecco il punto. Si pensi al microcosmo Lampedusa e ai gravi incidenti di questi giorni. La decisione di procedere al rapido rimpatrio degli immigrati clandestini in sovrannumero poteva essere differita ulteriormente? No. Si è trattato, insomma, di un provvedimento protettivo, per quanto in ritardo, nei riguardi degli isolani.
Ovviamente, una comunità, dove al suo interno regni l’ingiustizia sociale, va protetta da coloro che eventualmente ne abusino. Ad esempio, la lotta all’evasione fiscale è un ottimo esempio di come proteggere la comunità che paga le tasse da coloro che invece le evadono. E di fare al tempo stesso giustizia.


Concludendo, controllare i flussi migratori e far pagare le tasse a tutti sono due esempi dei compiti protettivi che ogni politico è chiamato ad assolvere. Inoltre, il fatto che protezione e giustizia talvolta possano combaciare va considerato un valore aggiunto. Certo, importante. Però, prima di tutto, e con buona pace di Sua Santità, viene la protezione della comunità.

Carlo Gambescia

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