venerdì 6 agosto 2010

Da Max Weber a Ernst von Salomon
Spada e/o libro?


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In questi giorni stiamo rileggendo I Proscritti di Ernst von Salomon: inno alla logica del sangue e della guerra. Si tratta di un’ opera che rinvia ad altre pagine, altrettanto crude e forti: quelle scritte da Ernst Jünger ( Nelle tempeste d’acciaio). Una piccola premessa: non abbiamo ma condiviso il flaccido pacifismo del Remarque di Niente di nuovo sul Fronte Occidentale.
Subito la nostra mente è andata a Max Weber che nello stesso tormentato dopoguerra provò a indicare un' altra via: quella di una ragion politica, attenta alla scienza delle costituzioni. Si pensi ad esempio al suo bellissimo Parlamento e Governo nel nuovo ordinamento della Germania. Dove Weber tenta di ricondurre nell'alveo delle istituzioni parlamentari la tumultuosa forza carismatica del “politico”, senza per questo dover rinunciare alla sua “essenza” trasformatrice e formatrice delle élite repubblicane.
Qual è la lezione del confronto von Salomon-Weber? Di non contrapporre mai le due logiche: logica del sangue versus logica della ragion politica. C’è una pagina de I Proscritti - forse l’unica - dove von Salomon, sembra miracolosamente intuire la differenze tra le diverse logiche ma anche la necessità di una coesistenza tra spada, libro e libertà individuale. Ecco il passo.
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“Marciammo nei sobborghi e dalle case tranquille, eleganti, nascoste tra il verde, ci venivano gettati gridi di saluto e fiori. Molti borghesi erano nelle strade e ci salutavano, e qualche casa era imbandierata. Ciò che si nascondeva dietro quelle tendine abbassate, dietro quelle finestre indifferenti, sotto le quali passavano grigi, esausti, decisi, meritava, ne eravamo convinti, la nostra dedizione. Qui la vita aveva preso un altro corso, raggiunto un altro livello; la sua intensità era portata a un raffinamento estremo che stonava con i nostri stivali rozzi e con le nostre mani sporche. La nostra cupidigia non saliva fino a quelle case, ma vi erano rifugiati, lo sapevamo, i frutti della cultura di un secolo appena trascorso. Il mondo dei borghesi, l’educazione mondana, la libertà personale, l’orgoglio del lavoro, l’agilità dello spirito: tutto ciò era esposto all’assalto delle masse imbestialite e noi eravamo coscienti di difenderlo perché insostituibile” (Ernst von Salomon, I Proscritti, Baldini & Castoldi 1994, p. 41).
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L’ intuizione però non sempre implica lo sviluppo dell’idea... E di conseguenza il resto de I Proscritti è pura celebrazione - certo scritta benissimo - del mito guerriero: della vittoria della spada sul libro e sulla libertà.
Mentre il vero problema resta quello di come conciliare le due logiche. Ma come? Come addomesticare il "politico" senza privarlo della sua forza trasformatrice? Come impedire che il "politico" sia ridotto a pura manifestazione di forza? 


Carlo Gambescia

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