sabato 6 gennaio 2024

Giorgia Meloni e il "Grande Burattinaio"

 


La prima regola per accostarsi allo studio e alla sana pratica della politica è di liberare il campo da un’idea mitologica che sembra dura a morire: l’idea che dietro i fenomeni politici si nasconda un livello segreto, di  qualcuno che tiri i fili delle marionette della politica. Per capirsi, ora tocca a Pulcinella, poi a Belzebù dopo magari ad Arlecchino, e così via. Decide il "Grande Burattinaio" dietro le quinte. Insomma, siamo davanti al mito del grande complotto.

Per fare un esempio, sostenere che una "Eminenza Grigia" abbia deciso di far governare Giorgia Meloni, perché si incarti e perda prestigio, seppellendo la destra, è sbagliata se intesa in senso assoluto: un bel dì l' "Eminenza Grigia", unitamente ad altre "eminenze", avrebbe deciso di far vincere le elezioni politiche, eccetera, eccetera.

La tesi ha invece senso se intesa in chiave relativa, non deterministica (causa-effetto). Giorgia Meloni, per una serie di precise circostanze favorevoli (ad esempio, ascesa del sovranismo, populismo diffuso, residui attivi del neofascismo) ha vinto democraticamente le elezioni, però, in parte per limiti culturali, in parte per inesperienza, non riesce a decollare.  E su questo secondo  punto  si pensi alla carnevalesca assertività di cui parlavamo ieri  (*)

Qui si inseriscono – non è un segreto ma è un atteggiamento diffuso – coloro che temono la fuoriuscita dall’ Ue, dall’Euro, dai meccanismi dell’economia di mercato. Si tratta di élite intellettuali, politiche, dirigenti che si riconoscono nelle migliori tradizioni dell' Europa moderna, che cercano di opporsi perché diffidano, come nel 1945, delle idee nazionaliste, autarchiche e razziste del governo Meloni. Che c’è di male? Basta sfogliare i giornali. Tutto alla luce del sole.

In ogni caso, si tratta di qualcosa che è avvenuto dopo, diciamo strada facendo, non prima. Non c’è alcun complotto prestabilito, nel senso di facciamola vincere, mandiamo a governare la destra, eccetera, eccetera. Come si può comandare a milioni di elettori nel segreto delle urne?

Giorgia Meloni ha vinto perché l’ Italia si è spostata a destra. La destra, negli ultimi trent’anni, ogni volta che è andata al potere, vi è andata perché ha vinto le elezioni. Se poi si è mostrata incapace di governare, il problema è suo.

In realtà, si tratta di una tesi, accreditata anche dalla Meloni  in chiave difensiva, per scaricare le proprie responsabilità attizzando fantastici fuochi dell’immaginazione, quando parla di complotti contro il suo governo. 

Il che la dice lunga sulla cultura politica della destra che utilizza l’idea del  complotto come risorsa politica, non sgomberando così il campo della politica da ipotesi di tipo mitologico. E la mitologia in politica, soprattutto nel caso della liberal-democrazia, non aiuta. Sorel, che la reiventò, era un grande ammiratore di Lenin e Mussolini.

Infine “remare contro” il governo Meloni, come talvolta si legge, non significa che tutti gli avversari remino nello stesso momento. Ad esempio, gli interessi degli esportatori, sono diversi da quelli degli importatori. C’è chi guarda all’Europa, chi al mercato mondiale. I sindacati chiedono il salario minimo, le imprese la libera fluttuazione di salari e stipendi. Come del resto sono differenti le posizioni sul debito pubblico: statali e imprese assistite protendono la mano, le piccole imprese auspicano invece un calo della pressione tributaria. Il Sud vuole finaziamenti a pioggia, il Nord, più libertà economica. E così via.

Un quadro così complesso non può essere ricondotto nell’alveo delle coordinate del complotto sia preventivo che consuntivo per così dire. Insomma nessun "Grande Burattinaio" ma una società complessa segnata da numerosi poli decisionali che configgono tra di loro.

Un ultimo aspetto: il fantasma del complotto agitato dalla destra, come una specie di passepartout, apre tutte le serrature. Sicché, viene esteso alla tesi che la rovina dell’Italia e dell’Europa sia cominciata con l’adozione dell’Euro, frutto anch’essa, si ripete, di un complotto.

In realtà, l’Unione europea, fin dagli inizi si è mossa sul piano economico, per ragioni di cultura storica (civiltà marinare, importanza del mondo commerciale, espansione delle libere città), pertanto la moneta unica è il naturale portato di una civiltà, quella europea, che ha privilegiato il commercio alla guerra. Quindi nessun complotto ma scelta culturale, frutto delle tradizioni liberali. Forse si doveva porre l’accento, come nell’Ottocento, sulla parlamentarizzazione reale delle istituzioni politiche europee. Purtroppo è mancato il coraggio. Ma questa è un’altra storia.

Che poi un fascista e un comunista non capiscano queste profonde ragioni è perfettamente comprensibile: sono contro l’economia di mercato, la spina dorsale della storia europea a far tempo dal Cinquecento.

Ciò significa che l’Italia non è stata rovinata dall’Euro, ma dalla incapacità di accettare le sfide di modernizzazione connesse con il progetto  Euro:  ad esempio di riduzione del debito pubblico e di rilancio delle privatizzazioni. E qui la sinistra, ferma alla cultura del welfare, ha le sue responsabilità. In questo senso, e solo in questo senso, si può dire che se l’Italia rischia di andare in rovina la colpa non  è solo di Giorgia Meloni.

Però che sta facendo il governo Meloni per invertire la rotta? Nulla. Come ieri abbiamo provato a proposito della mancata ratifica del Mes, siamo davanti a un rifiuto legato all’ incultura politica ed economica di una destra che sembra essere rimasta a Sorel. Di qui l’evocazione dei complotti, eccetera, eccetera.

Un vero  disastro.

Carlo Gambescia

(*) Qui: http://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.com/2024/01/giorgia-meloni-un-animale-politico.html

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