giovedì 11 gennaio 2024

Come difendersi dai nemici della liberal-democrazia

 


In una lunga inchiesta sul destino politico di Trump, “ The New York Times” (*), tra le numerose questioni, affronta quella della incandidabilità sulla base di un Emendamento (Sezione 3 del 14°), introdotto dopo la Guerra civile, che vieta a coloro che hanno tentato di sovvertire le istituzioni di candidarsi a cariche pubbliche federali.

Due stati americani lo hanno recepito, Maine e Colorado. Di qui il ricorso di Trump alla Corte Suprema, che però, a causa di un iter procedurale garantista, gli consentirebbe comunque di candidarsi negli altri stati, farsi eleggere, poi far ritirare le accuse contro di lui dal Dipartimento di Giustizia.

Una beffa, oltre al vulnus inferto da Trump alle istituzioni liberali: l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021.

Come videro milioni di americani incollati alla televisione, Trump si avvalse della violenza di piazza, ricorrendo all’intervento di bande parafasciste. Fu un' insurrezione in piena regola e ben organizzata.

Trump è un personaggio pericoloso per la democrazia liberale, oltre che per la politica internazionale. Rifiuta qualsiasi mediazione istituzionale tra leader e popolo. Il che spiega la sua spiccata simpatia per i dittatori. Andava arrestato, processato e condannato subito, all’indomani dell’assalto al Campidoglio. Ecco come ci si deve difendere dai nemici della liberal-democrazia. Un taglio netto e via.

Così non è stato. Perché?

Purtroppo le democrazie liberali sono deboli sotto il profilo della difesa giuridica, soprattutto preventiva, del sistema politico, sociale, economico che ha fatto grande l’Occidente. Qui il problema riguarda inevitabilmente la recente rinascita dei movimenti di estrema destra in tutto l’Occidente.

Si è messo in piedi sul piano della legalità un sistema di garanzie, che se per un verso mette al sicuro il cittadino dai soprusi, per l’altro favorisce lungaggini, cavilli, e quant’altro serva per rendere torbide le acque del garantismo stesso. Il caso di Trump è esemplare. Meno esemplare quello di Berlusconi, persona non limpida, ma che non poteva e non può essere messa sullo stesso piano di un golpista come Trump. In Italia non abbiamo avuto assalti al Parlamento o al Quirinale.

La nostra non è una difesa postuma di Berlusconi, ma più semplicemente un richiamarsi a due personaggi odiati con la stessa intensità dalla sinistra.

In realtà, l’ odio feroce per due figure non assimilabili (un eversore mezzo fascista e un “bon vivant” prestato alla politica) rivela tutta la debolezza morale della sinistra. 

Si rifletta. Innanzitutto, la sinistra, parificando Berlusconi e Trump, ha dato ampia prova di non saper distinguere il nemico vero dal nemico falso. Talvolta addirittura si occupa dell’inessenziale, imputandosi sul linguaggio politicamente corretto, eccetera, eccetera. Insomma, fa di tutta l’erba un fascio (non è solo un gioco di parole). E sempre in modo isterico.

Quindi cosa accade? Che  si facilita il vittimismo dell’estrema destra. Che, a sua volta, subito ne profitta: per un verso critica l’isteria della sinistra, per l’altro sfrutta la democrazia liberale, a cominciare dall’impianto garantista, per distruggerla legalmente.

In Italia, l’antiberlusconismo isterico ha generato un clima di prepotenza politica, che ha alimentato il vittimismo dell’estrema destra, favorendone il successo elettorale. Sicché la persecuzione del Cavaliere ha favorito la vittoria di Giorgia Meloni. E così si è passati da un cummenda milanese a una neofascista della Garbatella. Al peggio non vi è mai fine.

Certo sarebbe stato meglio che Berlusconi si fosse astenuto dallo scendere in politica “sdoganando” i missini. Ma se la si mette così allora sarebbe stato ancora meglio che nel 1992 i giudici non avessero smantellato un sistema partitico che aveva retto e superato una serie di grandi prove storiche, politiche ed economiche: dalla ricostruzione al terrorismo. Per dirla tutta: allora sarebbe stato ancora meglio non consentire nel secondo dopoguerra la ricostituzione del Movimento Sociale. E qui torniamo alla necessità di impedire ai nemici della libertà di godere dei favori della libertà per distruggerla.  Di intervenire, insomma, senza tanti complimenti e mezze misure.

Negli Stati Uniti con Trump sta accadendo la stessa cosa. Più lo si “perseguita”, più il sistema politico e giuridico offre scappatoie, più la situazione si inasprisce, più cresce un vittimismo che, facendo simpatia (per così dire),  rischia di favorire la rivincita di un eversore.

La sinistra, non solo negli Stati Uniti, non è in grado di frenare questo processo, perché non vuole prendere atto, che contro gli eversori del sistema, il diritto di elettorato attivo o passivo e le garanzie legali, pronte a tramutarsi nelle mani dei nemici in artigianato del cavillo, vanno sospesi. Il nemico, se e quando tale, va schiacciato subito. Nel senso di evitare l’ artigianato del cavillo e il corto circuito elettorale del vittimismo. La testa del pitone va schiacciata immediatamente, prima che deponga le uova,

Si dirà che non è un’individuazione facile. E che una volta imboccata la strada della repressione preventiva contro i nemici della liberal-democrazia si rischia che la sospensione della libertà contro i movimenti fascisti, o comunque con finalità antidemocratiche, venga estesa a coloro che eversori non sono. Insomma le persecuzioni in stile “red scare”.

Il rischio esiste, inutile legarlo. Ma non esiste ricetta peggiore che quella di un’isteria politica controproducente, tipica della sinistra, che vuole al tempo stesso mantenersi fuori e dentro la legalità: difendere sia l’etica dei principi che l’etica manipolativa dei mezzi.

Infatti, in questi giorni si discute a vuoto di saluti romani, di statuti che dovrebbero comprovare o meno la ricostituzione del partito fascista da parte di coloro che levano verso l’alto il braccio destro. Come quando si portano i registri condominiali in tribunale… E il giudice comincia a spulciare, con tutta calma, le varie voci.

Roba di ridere… Se non fosse che forze politiche, come Fratelli d’Italia, che difendono tacendo “quelli” dei saluti romani, si propongono di cambiare la Costituzione in chiave cesarista. Per ora.

Ovviamente, in modo legale, come prevede la Costituzione stessa.  Ma ciò che è legale dal punto di visto formale, della lettera,  può essere illegittimo dal quello dello spirito della Costituzione.  O comunque, resta sempre  spazio per giocare sull'equivoco tra lettera e spirito. Ad esempio, l'estrema destra si rafforza, lasciando cadere, così per caso,  l'osservazione  che nella Costituzione non si usa il termine antifascismo...  Si sollevano questioni di lana caprina, mentre, da una parte  si  accumulano   munizioni  istituzionali,  e dall'altra la sinistra si occupa della pace nel mondo.

Che dire? Ridendo e scherzando,   si rischia di assistere al suicidio della democrazia liberale. Mentre, come detto, si discute di saluti romani come si trattasse di spese condominiali.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://www.nytimes.com/2024/01/04/us/politics/trump-on-trial-2024.html . Molto interessante.

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