venerdì 24 novembre 2017

       Laurea honoris causa per il regista e comico romano
  Verdone erede 
di Alberto Sordi?  





Ieri Carlo Verdone ha ricevuto dall’Università di Tor Vergata la laurea honoris causa in Beni culturali. Auguri.  Va ricordato  che ne aveva già una “vera” in Lettere. Subito però il nostro pensiero è andato ad Alberto Sordi.   E spieghiamo perché.  
Non è sbagliato supporre, come si dice,  che il regista e attore romano sia l’erede di “Albertone”.  Con  una differenza, non da poco, però:  Verdone ha una patina culturale che Sordi non aveva. Patina: qualcosa di superficiale, tra l’orecchiato, nelle frequentazione familiari e successive,  i resti di svogliati studi universitari, comunque condotti a termine, il tutto mescolato  agli idola  di certa  sinistra alto-borghese, cinica senza darlo a vedere, che si riconosce in Gentiloni piuttosto che in Renzi. Insomma,  Verdone non è colto, è istruito. E la  cultura, quella vera,  è  sensibilità e  curiosità.   
In fondo, se si ripercorre l' intera produzione  di Verdone, ci si  trova sempre davanti lo stesso film “sull’imbranato”: cambiano ruoli e professioni, dal prete al sottoproletario, dal professore al marito separato, ma la musica è sempre la stessa. La comicità, di regola,   ha una pericolosa deriva ripetitiva. E il bello, anzi il brutto, è che il pubblico di massa, quello che paga il biglietto,  non se ne accorge.
Il cinema  di Sordi  risulta invece  più ricco, sia del punto di vista dei personaggi, sia da quello delle contraddizioni morali e dei determinismi sociali. Infatti, non tutti i film di e con Sordi   sono piaciuti al cosiddetto largo pubblico.  L’insuccesso al botteghino, dal punto di vista squisitamente artistico,  non sempre è un cattivo segno.  Insomma, i titoli accademici  e l’ambiente non sempre fanno gli uomini. Sordi, senza essere molto istruito, era  sensibile e curioso. Diversamente colto, si potrebbe dire.  Aveva  una finezza artistica  che Verdone non possiede.  Anche se,  va detto, “Albertone” di lauree ad honorem ne ricevette  due, ma a un anno dalla morte...
Diciamo che Verdone risulta sopravvalutato. Vince al box office,  ma   fa sempre lo stesso film. L’uomo non ha neppure grande acume,  altrimenti avrebbe rifiutato di apparire ne La grande bellezza, per recitare la parte di uno scrittore, quando si dice caso,  “imbranato”.  Sorrentino, per dirla alla romana (pardon),  lo ha preso per il culo… Ed è passato (da Hollywood)  all’incasso.  E Verdone, nemmeno  se n'è accorto. Oppure  ha fatto finta, perché gli conveniva l’effetto band-wagon.  Sordi non era un ingenuo, ma ragionava da battitore libero. 
Politicamente "Albertone"  tifava per la balena democristiana e in particolare per  Andreotti: un Richelieu autentico, altro che Gentiloni…  Sordi non aveva simpatie fasciste.  E neppure comuniste. Era un moderato, assai  lontano dal birignao dei salotti di sinistra che fanno ironia sui salotti di sinistra.
Parliamo di un attore  che ha interpretato, da grandissimo protagonista,  il più bel film sull’Otto Settembre, il comenciniano  “Tutti a casa”:  una specie di “Roma città aperta” con attori professionisti e  un occhio antropologico  all’Italia di De Gasperi, quella della rinascita.  Quando  il tenente Innocenzi (Sordi) si mette alla mitragliatrice e inizia a sparare, chi scrive si commuove regolarmente. 
Verdone un film così,  non lo girerà mai.           
                 Carlo Gambescia