giovedì 10 novembre 2016

Il nuovo Presidente degli Stati Uniti
Trump,  un populista?


In Italia è iniziata la  corsa, soprattutto  a destra, tra i populisti,  per appropriarsi del successo e della figura  di Trump.   Ora, il primo errore che va evitato  è  di costruire una categoria del populismo universale,  sulla base magari di rimasticature della legge marxiana della caduta del saggio di profitto, che vede Trump interprete di un’ alleanza tra ceti medi e proletariato, sempre più poveri, contro un pugno di  ricchi sempre più ricchi. Sono stupidaggini che disonorano la sociologia scientifica e contraddette, ad esempio, dalla riduzione del numero dei poveri su scala mondiale e dal conseguimento di  un tenore  (e soprattutto stile) di vita,  non solo in Occidente,  dal quale difficilmente si potrà arretrare, a meno che  non si tenti qualche esperimento socialista,  protezionista o si subisca un’invasione.
Il caso Trump, se proprio di  populismo si vuole parlare, è tipicamente americano,  e  rappresenta il ricorrente conflitto tra Est e Ovest  (in senso lato); tra città e campagna; tra  i valori della sobrietà e il  lusso (anche intellettuale); tra l’America provinciale dalle spalle sudate e  dai sani valori americani (famiglia, lavoro, bibbia)  e le élites effeminate, europeizzanti,  rovinate dal troppo studio. Ovviamente,  su queste tematiche, che risalgono al dibattito post-Indipendenza,  sul Federalismo, si sono innestati problemi congiunturali  (tasse e spesa pubblica, immigrazione clandestina). Sullo sfondo ideologico   -  si tratta di un tema  poco dibattuto nella campagna  elettorale e per nulla, di rimbalzo, in Italia -   resta però  la questione della libertà degli stati rispetto al potere federale. Ad esempio,  nella stessa tornata elettorale delle presidenziali,  in California e Massachusetts  si è liberalizzato  l’uso  di una droga leggera per scopi ricreativi e nel Nebraska  e Oklahoma si è reintrodotta la pena di morte. Nella stesso stato federale, insomma, si è liberi di operare scelte, dal punto di vista morale, anche politicamente estreme (detto per inciso, prima di parlare di dittatura del p.c.  negli Usa, si dovrebbe conoscere bene la realtà americana, che non è solo quella delle università di élite).  In Europa, per non parlare dell’Italia,  tutto questo sarebbe inconcepibile,  e per gli stessi populisti:  fortemente motivati da una concezione statolatrica della politica. Pertanto, sarà interessante scoprire, come Trump, che a nostro avviso, resta più che  un populista  un  paleo-conservatore (quindi “anche” un federalista/centralista), si comporterà in tema di libertà degli stati, difesa, trasversalmente e da sempre,  dalle incarnazioni populiste della politica americana. Ad esempio, la promessa abolizione ( o modificazione-trasformazione)  della  famigerata riforma sanitaria di Obama, potrebbe incontrare degli ostacoli, proprio sul piano degli stati (la questione dei finanziamenti pubblici promessi) e di riflesso  tra i senatori repubblicani al Senato.      
Un’altra sorpresa, per  i populisti europei, e per coloro che sognano un Trump italiano, potrebbe essere rappresentata dalle  politica estera ed economica. Trump è un uomo d’affari, conosce l’economia e i benefici del libero commercio. E soprattutto la natura parassitaria delle forme di protezionismo. Finora ha  parlato al tempo stesso di lavori pubblici e diminuzione delle tasse. Dovrà però scegliere. Tradotto:  Trump non è di certo  un anticapitalista.   
Inoltre, sempre perché è uomo d’affari, Trump  non può non credere nella forza della trattativa, anche sul piano internazionale, certo, sicuramente priva  -  molto  meglio così -  di quello spirito  universalista, tipico dei democratici e in particolare di Obama.  Tradotto: Trump è   tendenzialmente un realista.
Infine, rispetto ai molti populismi europei, capeggiati da  gente senza arte né parte, vissuta di politica o ai margini della politica, Trump  è un vero imprenditore, che si è  fatto da solo o quasi. In qualche misura potrebbe essere avvicinato a Berlusconi. In realtà,  il Cavaliere  -  al di là delle etichette affibbiategli dai suoi nemici -   non era un populista, ma un moderato, fin troppo politicamente ingenuo, che si è fatto mettere nel sacco.  Trump, pur non avendo anch’egli grande esperienza politica,  sembra di tempra più dura.  E potrebbe difendersi meglio. Molto però dipenderà dalla qualità e dal senso di responsabilità dei suoi oppositori nel tenere a bada, come dire,  i facinorosi, nelle piazze come nelle redazioni.  Discorso che dovrebbe valere anche per quei settori  repubblicani, politicamente influenti, che non hanno gradito il successo del magnate.  Ovviamente, visto che i processi di radicalizzazione politica sono a spirale, molto dipenderà anche dalla capacità dello stesso Trump  di ragionare con quella moderazione che deve distinguere il capo, piaccia o meno,  di una élite imperiale. E soprattutto dalla scelta di  validi consiglieri e collaboratori politici. Si possono pure criticare gli uomini dell'establishment, ma dell'establishment,  in quanto tale,  non si può fare a meno. Neppure un monarca assoluto ha mai governato da solo, figurarsi un  Presidente degli Stati Uniti.
Insomma, ammesso e non concesso  che  il populismo possa far vincere, non  basta per governare.     


               Carlo Gambescia                                   

1 commento:

  1. Letture profonda e sintetica. Ce ne fossero sociologi così, che non si nascondono dietro le parole ma vanno dritti al punto. In Italia manca un movimento organico, strutturato, conservatore. I forzisti li vedo in televisione (l'unico parlamento dove sono presenti spesso) ad arrancare e a schiumare rabbia per il potere perso. Salvini mi è simpatico in quanto grezzo e istintivo, ma alla prova di governo avrei seri dubbi. La signora Meloni è popolana, militante, ma non ha cultura né profondità, almeno è quanto appare nelle sue interviste. Più in generale, ci manca un Partito con un orientamento certo, anche fosse solo DIO PATRIA E FAMIGLIA. I numeri ci sarebbero pure, la maggioranza silenziosa ha un potenziale da catalizzare, ma non c'è la classe politica all'altezza.

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