martedì 22 novembre 2016

Assoluzione per chi procura l'aborto, così Papa Francesco

Di "inclusività" si può anche morire…

Quale è il ruolo della religione cristiana (e cattolica)  in una società pluralista? A questo pensavamo leggendo  la Lettera Apostolica  “Misericordia et Misera”  in cui   Papa Francesco  concede ai sacerdoti, tutti ( e non solo per il  trascorso Anno Giubilare), “la facoltà di assolvere  quanti hanno procurato peccato di aborto” (*).  
Diciamo che la decisione, insieme con altre precedenti (ad esempio quella sui divorziati, in qualche misura "perdonati" e  “riammessi”), sociologicamente, si muove nell’’ambito dell’inclusività. Di allargare quanto più possibile - parliamo da sociologi non da teologi -  la “base sociale della chiesa”.  Paga, sempre sociologicamente, l’inclusività?  Per essere inclusivi - attenzione, inclusivi in una società pluralista, quindi competitiva -   si deve  diluire la dottrina  per renderla sempre più  “appetibile” a  un crescente numero di persone.  Tuttavia, quando più si diluisce, tanto più si perde la propria identità dottrinaria, o se ne ricostruisce una, totalmente diversa se non  addirittura  opposta alla precedente.  
Ora, una società pluralista, per funzionare bene,  ha bisogno di pesi e contrappesi:  se ad esempio - semplifichiamo al massimo -   il valore  più diffuso  è il permissivismo, allora diventa necessario,  funzionalmente necessario,  il contrappeso del rigorismo, che può essere  rappresentato da alcune istituzioni religiose e, dove presente, la Chiesa Cattolica. Si tratta di fare opposizione, ovviamente  nel rispetto del pluralismo quale valore  comunque e  predominante sul permissivismo e rigorismo.  Insomma, le società, per funzionare, hanno bisogno sia dei difensori della libertà, anche di “peccato”, sia di istituzioni che condannino il “peccato”, senza fare sconti. Sarà poi il singolo, a decidere liberamente  il suo destino fisico e metafisico, come impone la logica, teorica e pratica (funzionale) della società pluralista in cui viviamo.
Di conseguenza, quanto più la Chiesa Cattolica si allontana da questa logica,  tanto più incide sul pluralismo, perché viene meno una voce di contrasto e perciò un contrappeso sociale.  Naturalmente, le società in generale  (e quelle pluraliste in particolare)  non ammettono vuoti di potere sociale, sicché il graduale passaggio della Chiesa Cattolica nel campo - per farla breve -  permissivista (e inclusivo),  potrebbe aprire spazi per altre  forze sociali di tipo religioso,  ma di natura rigorista, sia all’interno che all’esterno della Chiesa. Inoltre, non va ignorato che il rigorismo, soprattutto quando allo  stato (ri-)nascente (come  prova la parabola del cristianesimo all’interno dell’Impero romano), finisce  per  rivendicare  istanze non solo antipermissiviste, ma antipluraliste, collegando motivazioni religiose e politiche (il famigerato ricorso al “braccio secolare”), nel nome di un'inclusività socialmente coattiva, univoca e diretta dall'alto.  
Come concludere?  Che  l' inclusione,  oltre una certa soglia,  può far male sia al pluralismo, sia alla Chiesa…   Insomma, di inclusività  si può anche morire, socialmente morire... 
                                                                             Carlo Gambescia

                                                                            


5 commenti:

  1. Articolo molto interessante e condivisibile. Il problema è che il contrappeso rigorista rischia di essere, da ora in poi, esercitato dall'Islam, realizzando la previsione di Houellebecq...
    PMF

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  2. Grazie del gentile commento PMF. Avrei però piacere che lei si presentasse. Sul contrappeso rigorista, penso anche alle destre "nostrane" (in chiave europea), tradizionaliste, fasciste, populiste. Houellebecq sotto questo aspetto sembra soffrire di strabismo. Scorge il pericolo islamico ma non quello lepenista :-)

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  3. L’innocenza dei bambini è sfregiata due volte in unica soluzione: da un lato l’istigazione alla strage degli innocenti, dall’altro lo scandalo “a questi piccoli che credono in me” additato da Cristo come irredimibile. Derubricando in pratica l'aborto, Bergoglio porta a compimento una rivoluzione religiosa fatta di piccoli ma fatali passi. Dirsi cattolico, oggi, diventa problematico per me, poiché equivale a cadere nel baratro insieme a el papa e ai Galantino (tale tanghero ha affermato che siccome Dio è misericordioso, risparmiò la distruzione di Sodoma e Gomorra). Come rimaner fedeli alla Rivelazione e alla Tradizione, colonne e fondamento della Chiesa di Roma, e al tempo stesso seguire Bergoglio nelle sue follie dottrinarie? Non è questione sociologica? Io credo che stiamo vivendo tempi disperati, dove ancorarsi a qualsiasi porto si rischia di affondare. Che i media massonici plaudano papa Francesco, è la dimostrazione di dove stiamo andando.

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  4. Ottimo quesito Angelo, più individuale che sociologico (questione dii fede). Don Sturzo (ma anche Manzoni...), nella "Sociologia del soprannaturale", se proprio di sociologia desideriamo discutere, parlava di fedeltà alla missione sovrannaturale della Chiesa, contraddistinta dall'obbedienza di ogni singolo credente al disegno divino e di riflesso alla Chiesa, che lo incarna, a prescindere dall'operato dei Papi. Disegno, però invisibile e inspiegabile, almeno su questa terra. Altro non posso aggiungere.

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