Ancora una volta in onda la fiction di Marco Tullio Giordana
“ La meglio gioventù”? Dipende…
Siamo in piena estate e - ti
pareva - la Rai ritrasmette per la milionesima
volta “La meglio gioventù”. Inutile tornare sulla trama. La conoscono
tutti. I contenuti ideologici meno. Parliamone allora.
Film in salsa post-comunista, da manuale. Perché post? Certi registi e sceneggiatori, anche se non hanno più in tasca la tessera del Pci, continuano a vedere il mondo - e lo fanno vedere, quel che è peggio - inforcando gli
occhiali dell’intellettuale organico.
Il termine “la meglio gioventù”, come è
noto, rinvia al Pasolini poeta (che non era male), morto in circostanze
oggi leggendarie, e promosso sul campo a icona della cultura di sinistra.
Intorno all’opera di Marco Tullio Giordana il consenso è stato pressoché
universale: premi, critica entusiasta, successo di pubblico, venduto anche in
America. Però c’è qualcosa che non va. Il personaggio più a destra, uno dei fratelli, è un poliziotto che si suicida; l’altro fratello, personaggio
positivo - certo, uomo problematico - è psichiatra
basagliano. Il che è tutto un programma. In linea con il pensiero di Zarathustra...
Il personaggio più liberale, ma in senso
bocconiano, è un professore di economia, che studia da ministro, finito
nel mirino delle brigate rosse. Gruppo terroristico verso cui il
tono generale della fiction è quello, sì di condanna, ma con riserva
morale: sbagliano, ma sono sempre compagni. Insomma, a fin di bene.
Infine, non possono mancare la ricerca dell'imprimatur dei
professionisti dell'antimafia, della squadra antidroga dei figli della FIGC (non Gioco Calcio, ma Giovani Comunisti), la merda sulla
famiglia borghese, sempre fonte di mali e tradimenti, nonché il presepe fiorentino sui giovani volontari del dopo alluvione. Insomma, la meglio gioventù è sempre quella progressista. E
continuano a ripetercelo ogni estate, dal 2003.
Un’ ultima notazione. Non secondaria.
Per tutto il film, aleggia nell'aria il fascino
del viaggio on the road verso il Nord europeo, come
terra incontaminata, di libertà, eccetera, vecchio lascito del protestantesimo
politico italiano. Tuttavia se Giordana e sceneggiatori, avessero letto la pubblicistica di estrema destra, avrebbero scoperto che quel viaggio negli
anni Cinquanta e Sessanta, affascinava molto anche la peggio
gioventù: quella neo-fascista. La mistica giovanile del viaggio era un fatto intra-generazionale: al di là della destra e della sinistra. Tra i viaggiatori in camicia nera, ne ricordiamo uno per tutti: Adriano Romualdi, mente brillante, ma fascista, anzi probabilmente nazista,
dalla testa ai piedi, che si spinse fino a Capo Nord.
Ma quella, come detto, era la peggio
gioventù…
Carlo Gambescia
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