sabato 28 febbraio 2015

Sassolini
Lettera agli amici che non  hanno ancora capito  nulla di me…
di Dalmazio Frau

Carissimi,

Qualcuno ha mai letto la poesia di William Butler Yeats 
"Ad un Aviatore Irlandese che prevede il giorno della sua morte"? 
No? Fatelo. Ve la riporto più sotto. 
Perché, appunto, in quei versi c'è la mia personale spiegazione al perché si "devono" fare le cose, ovvero "non fu la politica, ne l'applauso della folla a spingermi a questo tumulto fra le nubi" ma un "impulso di gioia, un impulso solitario". 
Ecco perché faccio ciò che faccio. Libero. Come Cyrano. 
Senza appartenere a nulla né a nessuno. 
I caudatari, lecchini, pertatori d'acqua e vessilliferi li lascio volentieri alle loro incombenze, perennemente tesi al conseguimento rancoroso del loro "spazio vitale", sempre pronti - e proni - a mutar padrone e "maestro" non sapendo essere padroni di loro stessi. 
Non m'interessano le consorterie d'ogni ordine - e disordine - e grado, i sedicenti iniziati, i mistici vaneggianti e vagheggianti; a loro tutti vorrei dire di leggere, con attenzione, Rabelais. 
Non voglio politici, sbruffoni, millantatori né intorno a me, o filosofi rampanti - di grazia - né incapaci presuntosi il cui unico talento è il pettegolezzo e la maldicenza invidiosa. 
Non amo le persone che, prive d'una idea loro propria, autonoma, individuale, debbono per forza usare quelle altri, in aggiunta peggiorandole, convinte invece di produrre qualcosa di originale. 
Non mi interessa il denaro, anche se purtroppo è necessario per poter far bene le cose, ma lo sono ancor di più le capacità, la competenza, il coraggio di uscire e rischiare, in proprio, e non dietro lo scudo degli altri. 
No, non amo i codardi, quelli che si nascondono, che stanno sempre nella penombra seduti dietro, nelle ultime file travestiti da umili, invece sono corrosi dalla bramosia di stare sotto le luci della ribalta. I signorsì, i fomentatori di accuse dietro le spalle, i giudici senza Giustizia, i venesi privi di talento e di cultura.
Mi piacciono le persone che sbagliano e hanno il coraggio di ammettere i loro errori. Mi piacciono i Guerrieri che escono all'alba, da soli, con soltanto una spada in pugno sapendo che andranno a morire davanti a un esercito di nemici e lo fanno con uno sberleffo sulle labbra. 
Viviamo circondati da persone che vivono una vita inutile, occupando un tempo sprecato tra una nascita e una morte, senza aver mai cercato  - o peggio, illudendosi di averlo fatto - "virtute e canoscenza". 
Mediocri convinti di essere dei grandi, falliti che si credono vincenti, piccoli, meschini ammantati della peggiore "superbia dell'umile" come diceva Seneca, questi sono i patetici burattini che abbiamo intorno, in ogni luogo, argomento, attività... e, scriveva il grande Baudelaire: "Tu, ipocrita lettore... mio fratello!" 

Buona Fine di Settimana. 

Dalmazio 

                                       ***

Un Aviatore Irlandese Prevede La Sua Morte

Lo lo so che sarà là, da qualche parte tra le nuvole,
sarà là che incontrerò alla fine il mio destino;
io non odio questa gente che ora devo combattere,
e non amo questa gente che io devo difendere;
il mio paese è Kiltartan Cross,
la mia gente i suoi contadini,
nulla di tutto ciò può renderli più o meno felici.
Né la legge né il diritto mi spinsero a combattere,
non fu la politica, né l'applauso della folla.
Un impulso di gioia fu, un impulso solitario
che mi spinse un giorno a questo tumulto fra le nuvole; 
nella mia mente ho tutto calcolato, tutto considerato,
e gli anni a venire mi sono sembrati uno spreco di fiato,
uno spreco di fiato gli anni che ho passato
in paragone a questa vita, a questa morte

                                                         William Butler Yeats 


Dalmazio Frau è illustratore, pittore, creativo, storico dell'arte. Anacronistico e  apolide, perennemente asincrono rispetto all'idiozia del mondo. Ride  senza mai prendersi sul serio in un paese poco serio, ama l'Arte e i  gatti, oltre naturalmente a sua moglie.

2 commenti:

  1. Se può interessare, questa è una delle dieci poesie musicate da Angelo Branduardi nel suo Branduardi canta Yeats (1986). La ballata è quasi sempre presente nella scaletta dei suoi concerti. Saluti

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