mercoledì 1 ottobre 2014

L’Isis? Profeti  (quasi) disarmati…
 
Abu Bakr al Baghdadi capo spirituale e politico   dell’ISIS

Non siamo esperti  di questioni internazionali, però non possiamo non notare come l’Isis -  certo con quella gradualità legata ai  tempi dei  processi geopolitici -  sia magnificamente riuscita  a ricompattare  contro di sé, amici e nemici di vecchia data: dai turchi ai curdi, dagli iracheni agli iraniani. Per non parlare del composito fronte arabo e musulmano che ora invece sembra essere d’accordo  sulla sua  pericolosità    
Ciò significa che la ferocia  del progetto  islamista (per dirla alla francese), è  così palese se non sfrontata,  da  preoccupare, e seriamente,  non  solo l’Occidente.
Cosa vogliamo dire? Che il mix di tecnologia e tradizione -  semplificando YouTube e Corano (ovviamente, un "certo"  modo oltranzista di interpretarlo) -  alla lunga rischia di ritorcersi militarmente contro le stesse forze che cercano di avvalersene. Detto altrimenti:  la teorizzazione della  violenza allo stato puro, ancora peggio se mediatizzata,  non paga mai,  a meno che non sia effetto di un straordinaria forza militare. Insomma,  non si può essere reazionari e modernisti a metà… Anche se,  altro punto importante,  non basta vincere: per durare bisogna convincere e tollerare. La paura, come strumento di consenso sociale, da sola non basta. Come del resto  evidenzia  la storia  dell’ espansione islamica medievale segnata da conquiste militari e guerre, ma anche da periodi, più o meno lunghi, di convivenza e tolleranza, come dire, di flessibilità valoriale.  D’altra parte, con il tempo, i regimi, anche i più duri, si ammorbidiscono. La routine uccide la mistica guerriera  e non sempre  le nuove generazioni accettano i valori delle vecchie.        
Naturalmente,  non si pretende di ridurre una questione complessa come lo scenario mediorientale a pura questione socioculturale.  Probabilmente, se l’Isis, non avesse guadagnato terreno, militarmente parlando,  sarebbe rimasto uno dei tanti gruppuscoli jihadisti, da controllare e contrastare a distanza.  Per contro,  a mostrare troppo i denti,  grazie  all’aiuto della tecnologia, quando non si ha forza militare adeguata ,  si rischia grosso.  Per dirla con Machiavelli, guai ai profeti (quasi) disarmati.


Carlo Gambescia              

4 commenti:

  1. "Prolegómenos" de Abenjaldún parece el nuevo libro de cabecera de Occidente.

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  2. Correcto :-) Aunque, es el Maquiavelo de la otra parte...

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  3. Ecco! ... el "Maquiavelo del enemigo" explica claramente (entre tantas cosas....) dos: a) que todos los movimientos políticos que triunfan en el mundo musulmán utilizan SIEMPRE como excusa combatir una herejía y purificar la fe de Mahoma; y b) que todos se DESCOMPONEN rápidamente: son como una rambla que se precipita al mar cuando ha llovido mucho. Buona giornata Carlo.

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  4. Es una “roca muda” que, para abandonar la metáfora, se llama realidad política... :-) Buona giornata anche a te!

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