lunedì 13 ottobre 2014

Il  Papa, il cristianesimo  e  l’Isis
Porgere l’altra guancia?


Sull’analisi politico-strategica intorno all’avanzata dell’Isis lasciamo la parola ad Angelo Panebianco, autore di un eccellente editoriale (*). Due parole invece sul pacifismo di certo cattolicesimo  dolciastro, politicamente di sinistra,  le spendiamo noi.
Il fotomontaggio con la bandiera nera del Califfato che sventola su San Pietro apparso su una rivista jihadista,  conferma che è sempre il nemico a scegliere il proprio nemico. Per farla breve (e scusandoci per il tono troppo confidenziale): si può porgere l’altra guancia anche per un milione di volte, ma se  il nemico   ha deciso di distruggerti non  ti  restano che due possibilità: o soccombere con un ramoscello d' ulivo tra le mani, o batterti fino alla morte  sua o tua…  In sintesi ( a rischio di blasfemia):  Carl Schmitt 1 - Gesù Cristo 0.
Il Cattolicesimo ( e il cristianesimo), quello meno ingenuo ( o meno fintamente ingenuo), ha sempre  giustificato, se non teorizzato,  quale  guerra giusta  la guerra difensiva.  Ora, non si chiede al Papa (ed eventualmente agli altri ministri dei culti cristiani)  di mettere  l'elmetto e  benedire pubblicamente nuove guerre crociate, bensì di  far pervenire alle cancellerie occidentali, ovviamente tra le quinte, il messaggio che un'azione di guerra, soprattutto di terra, non sarebbe sgradita.   Che si aspetta ? Sarebbe un atto di realismo politico. Vero.
Certo,  l'immobilismo dell'Occidente (americano ed europeo) - ben "fotografato" da Panebianco - non dipende dal pacifismo cattolico.   O comunque non  solo.  Va anche detto che il culto non cattolico ma cristiano,  non  vede (e non vedrebbe), di buon occhio, per ragioni di concorrenza  l' attivismo (per giunta in campo bellico)   del Papa...  Insomma anche il mondo cristiano, come quello islamico,  è  diviso.  Però  un via libera del Vaticano,  informale s'intende,  aiuterebbe...    
Carlo Gambescia

(*)

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