mercoledì 30 aprile 2014

  Non convince  la tesi  di  Alan Rusbridger  
L’informazione non  è  un  “servizio pubblico” 





Quanto  stiamo per dire  è  politicamente scorretto, soprattutto sulla Rete, così persa dietro all’idea di un giornalismo esclusivamente teso a scoprire chissà quali complotti e verità insabbiate.  Insomma,  non convince l’idea del giornalismo come servizio pubblico. Facciamo però un passo indietro. Che cosa si intende con questa espressione?  Lasciamo parola al direttore di  "The Guardian",  Alan Rusbridger (nella foto), giornale al quale si deve la diffusione delle prime informazioni  fornite dalla talpa Edward Snowden:  brillante “operazione giornalistica”  che si è  conclusa con l’assegnazione del Premio Pulitzer al quotidiano britannico.

«La cosa che mi ha fatto piacere è stata che il premio è stato assegnato per il servizio pubblico - spiega Rusbridger -, riguardava qualcosa che andava oltre il giornalismo. Il servizio pubblico è proprio quello che voleva Snowden: rivelare qualcosa che era ed è tuttora invisibile alla maggior parte delle persone. Credo però che anche Obama e i servizi segreti abbiano compreso che intrusioni nella vita privata di quella portata possono essere realizzate solo con il consenso e un preventivo dibattito».

Ora,  cosa  c’entra la produzione e diffusione di notizie con la produzione e diffusione di beni pubblici come ad  esempio l’acqua e l’energia elettrica?  Anche l’informazione è un bene pubblico?  Nel senso di svelare verità nascoste ai più, come afferma Rusbridger? Oppure, si tratta, più crudamente  di veicolare, di volta in volta,  idee politiche di parte, quindi gradite a pochi  per imporle a molti?
In questo mondo - almeno in questo mondo -  non esiste alcuna verità:  esistono solo opinioni differenti, sempre dettate da ragioni ideologiche. Anche chi scrive questo post ha le proprie opinioni.  Ma  nobilitarne una, usando termini altisonanti, come fa Rusbridger  non è corretto,  né sotto il profilo argomentativo, né sotto quello morale.  Perché si inganna la gente.           
Insomma,  l’idea di servizio pubblico - ammesso che sia valida in sé, ma questa è un’altra storia… - sarebbe  meglio riservarla per altri ambiti,  meno ideologicamente  manipolabili.  Anche perché, per dirla con Karl Kraus, «i giornali hanno con la vita all’incirca  lo stesso rapporto che hanno le cartomanti con la metafisica». 


   Carlo Gambescia                        

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