martedì 29 aprile 2014

L’evasione di Filippo De Cristofaro
I rischi del diritto buonista



Ogni  volta  che in occasione di una licenza premio  un  condannato,  magari  all’ergastolo,  evade,  come nel caso di Filippo De Cristofaro(*),  si comincia subito a discutere sulle ragioni della concessione a un pericoloso assassino  di  bonus penali. 
In realtà, se si vuole uscire dal chiacchiericcio mediatico, va subito detto che  assistiamo  al conflitto tra  l’antichissima legge del taglione, che non prevede sconti (anzi…)  e il diritto penale moderno, intriso di legalità e buone intenzioni.  In qualche misura, semplificando, si può scorgere, come in un laboratorio sociale, lo scontro fra due mentalità socioculturali:  da un lato  la  società  "cattivista",  dall’altro  le leggi  "buoniste".
Cosa vogliamo dire? Che, se diamo retta  ai sondaggi d’opinione,  la gente comune  chiede  legge e ordine a ogni costo,  senza farsi tanti problemi morali  per  la sorte dei colpevoli.  Per contro, le leggi  penali, opera della parte meno comune della popolazione, quella più istruita e per così dire  “illuminata”,  alla giusta  necessità  di un’ordinata convivenza sociale,  affiancano il dovere morale di recuperare socialmente il condannato, anche attraverso la  licenza premio, strumento di reinserimento per eccellenza, almeno secondo i manuali di sociologia penale.  Di qui però, lo scontro tra i "buonisti" (pochi) e i "cattivisti" (molti).
Un conflitto favorito anche da  tre  fattori o concause  : a) la  natura astratta  e generale  del diritto  moderno ( ad esempio,  le licenze premio, se si hanno certi requisiti generali,   spettano anche a chi abbia commesso il più odioso dei delitti);  b) la tendenza emulativa  di giudici, magistrati, operatori sociali a interpretare   le leggi penali in chiave  permissiva, perché così impone la retorica  pubblica dell’ “uomo illuminato”; c) le lentezze e i buchi operativi  di una burocrazia, che rappresenta l'imprescindibile braccio secolare, anche nell’ambito dell’organizzazione giudiziaria,  dello stato moderno.
Che fare?  Sulla burocrazia si potrebbe intervenire… Quanto al resto, come abbiamo visto, si tratta di visioni e mentalità profondamente differenti. Insomma,  di  questioni molto profonde.   Tuttavia, indietro non si può tornare, scambiando la giustizia con la vendetta o peggio ancora  con la faida.  Di qui, la necessità di accettare, piaccia o meno,  i rischi  del  diritto buonista. Che, è bene non dimenticarlo mai,  si basa sul fondamentale  principio dell’uguaglianza di tutti cittadini davanti alla legge.  Uguaglianza (di trattamento)  che qualche volta può andare a favore di chi delinque. 

Carlo Gambescia

                                                   



3 commenti:

  1. Ben tornato dottore. Che tenacia.
    Con i miei cari saluti.
    Mario

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  2. Ben ritrovato!
    Non so se sono cattivista o buonista ma mi piacerebbe sapere chi ha causato l'oscuramento momentaneo del suo blog.
    Magari poi gli diamo la licenza premio. :-)
    Un saluto.
    Sergio

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