venerdì 21 febbraio 2014

Decadenza




Alcuni vecchi amici mi hanno invitato a parlare -  in verità l'argomento  l’ho suggerito io -  di decadenza. Concetto, nel senso di una rappresentazione mentale di un determinato aspetto della realtà,   difficile e affascinante al tempo stesso.  L’appuntamento è per il tardo pomeriggio.
Si tratta di un tema cui sto lavorando. Penso a un libro.   Come per altri miei lavori,  non ho scelto  il "soggetto"  a caso o perché di  moda,  bensì per una necessità legata a un  percorso personale di ricerca intorno alle grandi questioni della  metapolitica.
Indubbiamente,  la decadenza, dal punto di vista analitico, rientra in pieno nello studio del ciclo politico. Parliamo della  fase (una delle fasi) di un processo ciclico, dal momento che i fenomeni sociali, almeno nelle loro forme, tendono a ripetersi nel tempo.
Qui però iniziano i problemi.
Innanzitutto di definizione.   Ne rileviamo solo alcuni.  Che cos’è la decadenza?  Decadenza rispetto a che  cosa?  Decadenza dal punto di vista di chi osserva il fenomeno? Oppure dal punto di vista dell’osservato?  
Questi interrogativi  indicano  che il concetto di decadenza è un concetto che si può studiare solo se riferito a un giudizio di valore.  E i  giudizi di valore sono tanti quanti sono gli uomini.
Detto in altri termini: quel che è decadenza per gli uni è progresso per gli altri. E così via…
Allora, non esiste un grado zero?  O se si preferisce un minimo comun denominatore? In effetti,  esistono dei parametri istituzionali minimi. 
Si pensi alla teoria ciclica delle forme di stato e di governo. Che ovviamente è altrettanto imbevuta di giudizi di valore. Per un monarchico la repubblica (nel senso moderno del termine)  e un segno di decadenza e viceversa. 
Si pensi alle spiegazioni  demografiche, economiche, ecologiche, politologiche; spiegazioni sicuramente  fondate  e interessanti, che tuttavia non spiegano la sopravvivenza di un sistema ideologico,  Si pensi, per dirne solo una,  al ruolo del  diritto romano,  sopravvissuto alla caduta di Roma.
A questo punto, anche per concludere,  è possibile stabilire quattro  livelli cognitivi, crescenti e successivi di analisi del fenomeno decadenza  (nel senso che il secondo  livello  include il primo e così via). 
a) la sociologia della decadenza come  analisi del  romanzo sulla decadenza,  come sistema narrativo-dottrinario,  fondato su giudizi di valore.
b) la sociologia della decadenza, come  spiegazione,  in termini di sociologia della conoscenza, del perché gli intellettuali, ciclicamente, tornano a parlare di decadenza.
c) la teoria  della decadenza,  come grande tavola analitica in grado di raccogliere e rappresentare, per approssimazioni successive, diremmo per distillazione,  il sapere teorico  intorno alla decadenza.
d) la sociologia della decadenza come ricerca dei parametri minimi per misurare oggettivamente il  “fenomeno decadenza”.

Bibliografia minima
Pierre Chanu, Histoire et decadence,  Perrin 1981, pp. 366.
Julien Freund, La décadence, Sirey 1984, pp. 408.
Arthur Herman, The Idea of Decline in Western History,  The Free Press 1997, pp 522.


Carlo Gambescia

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