martedì 27 novembre 2012

Bersani, Renzi e Vendola 
Sinistra sì, ma riformista




Giovedì scorso abbiamo recensito l’opera di Roberto  Vivarelli sulle origini del fascismo ( http://carlogambesciametapolitics.blogspot.it/2012/11/il-libro-della-settimana-roberto.html  ). In quel libro, che consigliamo caldamente ai nostri amici lettori, si offre un'eccellente interpretazione del massimalismo  italiano e delle sue enormi responsabilità nell’avvento di Mussolini (ovviamente, vi furono anche altri "colpevoli", tra i liberali ad esempio):   i socialisti, dominati dai massimalisti, nonostante la massiccia rappresentanza parlamentare,  misero nell’angolo i riformisti, spianando la strada alle camicie nere. E come mostra Vivarelli la loro colpa prima che politica fu culturale: quella di aver  venduto alle  masse, a prezzi scontati, l'oppio del rivoluzionarismo (ma su questi aspetti si veda anche la nostra recensione al notevole saggio di Alessandro  Orsini: http://carlogambesciametapolitics.blogspot.it/2012/03/il-libro-della-settimana-alessandro.html ).
Ora, fatte le debite proporzioni storiche,  il  Pd di Bersani post-primarie, si trova  nella stessa situazione.  Crediamo infatti  che  il Partito democratico abbia la  possibilità di vincere  le prossime elezioni, ma non quella di governare. Soprattutto se darà ascolto al radicalismo di sinistra di Nichi Vendola, pronipote (culturalmente parlando) del massimalismo socialista di inizio secolo.
Occorre  un fronte riformista  che  non parli  solo  di tagli e nuove tasse.  Insomma, un Pd  capace di guardare, ma con  immaginazione  italiana,   alla Francia di Hollande e  alla Germania, si spera, socialdemocratica,  post-Merkel.  Pertanto, se  fossimo  al posto di Bersani, da molti  indicato come il futuro premier,  terremmo nel massimo conto l’immaginazione politica di Renzi e la sua grande capacità di attirare nuovi elettori riformisti e moderati, stanchi delle promesse non mantenute dal centrodestra e arcistufi  dei piagnistei statalisti della sinistra radicale.
Il problema, infatti, non è vincere, ma riuscire a governare dopo aver vinto. E come?  Con  tanto impegno, tanta "fantasia" e soprattutto rafforzando i legami con la Francia e la Germania (socialista riformista...).  Altrimenti si consegnerà l’Italia  al professor  Monti o al  ripetente  Grillo. 

Quanto a Berlusconi, ormai alla stregua di Hitler, come commentava  ieri un lettore,  si è rinchiuso nel bunker. E  con un solo problema,   citiamo dalla ironica risposta  di  Roberto Buffagni:   trovare tra le tante, la sua amata Eva Braun. 

Carlo Gambescia

Nessun commento:

Posta un commento