lunedì 2 maggio 2011

Osama bin Laden è morto. 
Mezza sconfitta americana?


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La notizia è clamorosa:
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"Osama Bin Laden e' stato ucciso da un commando americano in Pakistan: il presidente Usa Barack Obama lo ha annunciato in un discorso in diretta alla nazione. Il terrorista è stato ucciso vicino a Islamabad. Il corpo è stato recuperato ed è in mano alle forze Usa".

( http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2011/05/02/visualizza_new.html_875570582.html )
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Come commentarla?
Intanto, che l’ “operazione” - almeno per quanto finora ne sappiamo - non è un grande successo, come invece sostengono i media. Perché? Per un ragione molto semplice: dal punto di vista propagandistico una “Norimberga” avrebbe consentito agli statunitensi di tenere ulteriormente accesi i riflettori mediatici e politici su un altro cattivo della storia, da punire esemplarmente. Invece, l’eliminazione di Osama bin Laden, così come è avvenuta, "puzza" di operazione di intelligence in stile sudamericano. E, per inciso, neppure in stile israeliano, perché con i nemici simbolici, come i nazisti (si pensi ad Eichmann, rapito all'estero e processato in Israele) Gerusalemme ha sempre mostrato di preferire la grande messa in scena del processo pubblico.
Il fatto stesso, inusitato, che Obama abbia addirittura annunciato in tv l’uccisione del pericoloso terrorista (abbattuto, sembra con un colpo di pistola alla testa, forse un’esecuzione: http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/articolo/lstp/400357/ ) è segno di imbarazzo piuttosto che di grande vittoria. Un tentativo di presentare una mezza sconfitta come un grande trionfo... A questo punto, qualche malevolo complottista, potrebbe anche sospettare che gli Usa temessero un Osama bin Landen vivo e depositario di qualche pericoloso e spiacevole segreto.
Per il resto, l’uccisione di Obama non cambierà di una virgola le grandi questioni geopolitiche, a partire dall’occupazione dell’Afghanistan. Sempre che gli americani, considerandosi soddisfatti e anche per ragioni elettorali, non decidano, di imprimere una svolta, ritirando le truppe o riducendo l’impegno militare. Vedremo.

Carlo Gambescia

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