venerdì 13 maggio 2011

Oggi proponiamo l’interessante recensione di Giacomo Gabellini (*), scritta appositamente per Metapolitics. Una piccola chiosa: suggeriamo di integrare la lettura del libro di Gullo con quella dell’ ottimo testo di George Modelski, Long Cycles in World Politics , uscito nel 1987 ( http://www.amazon.com/Cycles-World-Politics-George-Modelski/dp/0295964308 ). Vi si possono ritrovare molte tematiche e concetti presenti nel libro di Gullo. Ovviamente sviluppati dallo studioso argentino in chiave di volontarismo scientifico, nel senso di una scienza politica al servizio di quell’ «insubordinazione fondante», da cui pare dipendere il futuro dell’America del Sud. Diciamo perciò che il testo di Modelski è meno militante ma più profondo. E che quindi bilancia, sul piano della scienza politica pura, il libro di Gullo.
Buona lettura. (C.G.)

***


Il libro della settimana: Marcelo Gullo, La costruzione del potere. Storia delle nazioni dalla prima globalizzazione all'imperialismo statunitense, Vallecchi 2010, pp. 256, euro 16,00 

.

Suscita ottimismo il fatto di riuscire ancora a reperire con relativa facilità libri come quello in questione, scritto dal professor Marcelo Gullo, fervente oppositore delle dittature militari argentine fin dai primordi. È effettivamente sbalorditiva la capacità analitica con cui egli decostruisce la sovrastruttura dei tanti stati-nazione che hanno lasciato un segno indelebile nei secoli, puntando dritto al nocciolo duro, sede della loro grandezza. Al fine di rendere l'analisi teorica più chiara e diretta, Gullo elabora un concetto fondamentale con cui “misurare” la capacità dei paesi di esercitare potenza. Di cosa si tratta? Lasciamo a Gullo la parola:
.


« Perciò, d’ora in avanti, intenderemo per soglia di potere un quantum di potere minimo necessario al di sotto del quale cessa la capacità di autonomia di un'unità politica. Soglia di potere è dunque il potere minimo di cui ha bisogno uno Stato per non finire nello stadio di subordinazione, in un determinato momento della storia; dalla sua natura storica e relativa dipende, di conseguenza, anche la natura "variabile" di questa soglia di potere».
.


Questa «soglia di potere» è ricavabile dalla somma di vari requisiti, che l’autore individua nel possesso di tecnologie d'avanguardia, nell'industrializzazione, nel controllo e sfruttamento delle risorse naturali e soprattutto nell’ «insubordinazione fondante», ovvero la spinta delle ex colonie ad affrancarsi dai paesi dominanti. Prende il via così una rassegna analitica delle condizioni dell'Italia delle repubbliche marinare, del Giappone, della Spagna, della Germania e, infine, degli Stati Uniti. Gullo, in sostanza, intende volgere lo sguardo verso il passato ed esaminare la strutture portanti delle grandi nazioni al fine di comprendere le dinamiche geopolitiche attuali, in modo da porsi nelle condizioni di poter avanzare qualche ipotesi per il futuro a venire. L'autore è un argentino che sottolinea l'urgenza di «pensare dalla periferia per uscire dalla periferia», onde riaffermare l'autonomia di un continente, come quello latinoamericano, schiavo di un passato tragico in cui ha funto da "cortile di casa" per le logiche imperiali di Henry Kissinger e da laboratorio a cielo aperto per la sperimentazione delle teorie economiche dei "Chicago boys" molto in voga negli anni Settanta. Di qui l’urgenza, sottolineata con forza da Gullo, di mettere da parte i dissidi tra nazioni sudamericane e promuovere una necessaria integrazione continentale, onde evitare il rischio di incorrere nell’errore compiuto a loro tempo dalle repubbliche marinare, che non seppero superare i propri meschini interessi privati e, rimanendo divise, furono travolte da forze di ben altra consistenza. La strada da imboccare, secondo Gullo, è invece la seguente:
.


«Bisogna ricordare che così come la Germania ha pagato il prezzo più alto per ottenere la formazione della Comunità Europea, allo stesso modo il Brasile dovrà pagare il prezzo più alto per rendere effettiva l’alleanza con l’Argentina, e i due paesi dovranno a loro volta pagare il prezzo più alto per il consolidamento dell’unione sudamericana delle nazioni (…). La strada solitaria verso il primo mondo porta alle buie cantine dell’edificio e alla subordinazione permanente. L’America del Sud deve compiere la propria insubordinazione fondante, come a suo tempo la misero in atto le tredici colonie, i divisi Stati tedeschi, il Giappone feudale e la Cina priva di coscienza. Ci troviamo dinnanzi a uno dei momenti decisivi della storia: oggi ci giochiamo il futuro».
.


Vedremo se i governanti sudamericani sapranno far tesoro degli insegnamenti del passato, e attrezzarsi efficacemente per superare quella “soglia di potere” che conduce all’autentica indipendenza politica.
.


Giacomo Gabellini
.
 Giacomo Gabellini si interessa di filosofia, storia, politica e geopolitica. Autore di numerosi articoli che toccano i temi indicati per il blog Conflitti & Strategie (http://www.conlittiestrategie.splinder.com/), con il quale collabora attualmente.

Nessun commento:

Posta un commento