venerdì 30 luglio 2010


Berlusconi "caccia" Fini 
Legislatura agli sgoccioli?



E’ finita. Ma non in Parlamento. La "cacciata" di Fini apre un periodo di seria instabilità, in fondo al quale rischiano di esserci le elezioni anticipate.
Alcune osservazioni.
Dal punto di vista dell’immagine, il PdL esce a pezzi. Di fatto e (tra poco) anche di diritto, il partito del predellino non esiste più. Inoltre, sarà facile per la sinistra riciclare l’immagine del Berlusconi padre-padrone. E a Fini di presentarsi agli occhi (iniettati di sangue) degli antiberlusconiani come vittima designata e difensore della moralità nazionale. Ma come si comporteranno con l’ex delfino di Almirante, in caso di elezioni, gli elettori del centrodestra? Sarà un massacro. Fini sembra destinato a subire la sorte di Segni (altro ambiziosetto, prima "ipercoccolato", poi scaricato dai salotti mediatici di sinistra). Detto altrimenti, condannato a sparire per mancanza di truppe elettorali: gli elettori fascisti-fascisti e quelli arciberlusconiani lo odiano, rispettivamente, quanto Badoglio e Prodi, mentre per i moderati antiberlusconiani c'è già bello e pronto Casini. Certo, resta sempre la possibilità di presentarsi - contrattando da posizioni di minoranza i singoli collegi elettorali - all'interno di una gigantesca e fantasiosa alleanza anti-Berlusconi (da Bersani a Nichi Vendola e Italo Bocchino). Ma, una volta eletto, Fini rischierebbe di dover dipendere dall'umore altalenante e dalla puzza sotto il naso del centrosinistra, al cui interno i quattro gatti finiani sarebbero la classica "destra foglia di fico". E nel quadro di uno schieramento complessivo improvvisato e perciò destinato a durare, in caso di vittoria, ancora meno del Governo Berlusconi.
Dal punto di vista politico, si prepara, come accennato, un periodo di seria instabilità. L’appoggio esterno promesso dai finiani rischia di trasformarsi alla prima occasione in voto contrario. Inoltre, sarà molto difficile per il Cavaliere scalzare Fini dalla Presidenza della Camera. Per quanto ne sappiamo, non esiste norma che contempli le dimissioni di Fini. Si prepara perciò un autunno tempestoso. Anche perché in caso di crisi, non crediamo nella possibilità della nascita di un governo tecnico. Uno, perché Napolitano non è Scalfaro. Due, perché il Paese, e non solo quello filoberlusconiano, lo giudicherebbe una specie di "microcolpo" di stato. Tre, un governo tecnico, a sua volta, non avrebbe i voti del Pdl e probabilmente neppure quelli della Lega. Di qui la prospettiva di una vita parlamentare altrettanto instabile e breve. Insomma, dietro l'angolo in caso di avvitamento della crisi si scorgono solo le elezioni anticipate...
Dal punto di vista della lotta politica, diciamo che Berlusconi ha aspettato troppo per “espellere” Fini dal PdL, permettendogli così di organizzarsi e di poter rappresentare, grazie a una cinquantina di deputati, una seria minaccia per la sopravvivenza del Governo. Per contro, Fini ha tirato troppo la corda, spinto dal proprio ego e da quello ancora più spropositato di consiglieri presuntuosi e poco avveduti Perché la mezza sconfitta di oggi, rischia di tramutarsi, in caso di elezioni, in sconfitta totale o, come abbiano accennato, in un modesto contratto di guardiania notturna (perché di giorno impresentabile...) all'interno di un centrosinistra a banda larghissima. Infine, sorvolando sulle questioni antropologiche di fondo (opportunismo, ingratitudine, grettezza, presunzione, eccetera) resta veramente difficile credere nella buona fede dell’ ex “Fascista del Duemila”. Dal momento che Fini quando è “entrato” (perché l’idea era di Berlusconi) nel partito del predellino, conosceva benissimo gli insoluti morali del Cavaliere, i suoi amici e frequentazioni, nonché la sua volontà di usare il panzerfaust nelle questioni giudiziarie… Poteva perciò rifiutarsi di "co-fondare" - verbo che piace tanto a Fini... - il partito unico. Perché non ha parlato subito chiaro e tondo ?
Una cosa comunque è sicura: il voto degli italiani anche in questa occasione sembra contare meno di zero. Povera democrazia.

Carlo Gambescia

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