martedì 6 luglio 2010

Luciano Lanna celebra Pennacchi 
per celebrare se stesso…





Criticare lo Strega vinto da Antonio Pennacchi sarebbe come sparare sulla Croce Rossa... Lasciamo tranquillo, nelle sue terre redente, il nostro Giuseppe Rovani dell'Agro Pontino…
Ma che dire dell’articolo celebrativo di Luciano Lanna? Anzi autocelebrativo? Che il direttore del “Secolo d’Italia” è andato in overdose: a forza di complimenti interessati da parte di “Repubblica e dintorni” gli è partita la brocca. Con una variante “giornalistica”. Lui non crede di essere Napoleone o Giulio Cesare, ma Leo Longanesi. Ecco il passo, degno di essere spedito per telegramma nell’al di là al buon Basaglia.

Chi scrive conosce Antonio da una decina d'anni e, da almeno cinque, premeva continuamente perché Antonio scrivesse il romanzo per il quale, spesso diceva, lui era «venuto al mondo». Sarà un grande romanzo, ci vincerai lo Strega, gli dicevamo io e mio fratello per invogliarlo. E quando lo incontrai in un momento di scoraggiamento provammo, insieme a Pablo Echaurren, a dirgli di tornare a casa nella sua Latina e "mettersi a scrivere". E l'episodio, sia ben chiaro, lo diciamo senza prenderci troppo sul serio, ci ha fatto ricordare la vicenda del primo vincitore del Premio Strega. Correva l'inverno del '46, e il geniale Leo Longanesi - da poco inventatosi anche editore - passeggiava con Ennio Flaiano, quando si fermò e gli disse: «Mi scrive un romanzo per i primi di marzo?». Dandogli tre mesi di tempo. A febbraio gli riscrive: «Il termine massimo che le posso concedere è di una settimana o poco più, vale a dire Lei dovrebbe farmelo avere qui a Milano il 12 marzo perché il 13 abbiamo il turno preso il linotipista…». Raccontò lo stesso Flaiano: «Dopo quattro chiacchiere mi disse: "Si metta a scrivere e non perda tempo". Me lo ordinò addirittura, senza spiegarmi le ragioni che io non vedevo chiare...». Nel marzo del '47 a Longanesi viene quindi consegnato Tempo di uccidere. Lo scrittore venne come trascinato da Longanesi nell'impresa che lo porterà a vincere il primo Premio Strega. Quando le copie del libro sono stampate, l'editore continua a consigliare l'insicuro romanziere: «Carissimo Flaiano, si faccia avanti col Premio della Bellonci. Ansaldo ha letto il libro e lo trova bellissimo. Io sono dello stesso parere. Bisogna battere Moravia…». Così il primo Strega andò a Flaiano. E quest'ultimo a Pennacchi.
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Capito? Già siamo a "La sera andavamo in via della Scrofa"... Pennacchi come Flaiano (ma su questo sorvoliamo…),Luciano Lanna come Longanesi… C’è però una “piccola” differenza. Evidentemente nella follia di Lanna non c’è metodo. Perché Tempo di uccidere, romanzo antieroico, privo di fronzoli, così ben scritto al punto di poter essere letto anche al contrario, non era certamente un libro fascista o criptofascista. Tra l’altro non poteva piacere - e non piacque - al reducismo repubblichino, perché l’inchiostro antifascista di Flaiano mal si conciliava con la retorica fascista del sangue. La stessa retorica - se si vuole "fasciocomunista" - che tuttora piace a Lanna e di cui gronda, appunto, Canale Mussolini. Tuttavia, Longanesi, giornalista ed editore indipendente, pur sapendolo, pubblicò lo stesso Tempo di uccidere.
Oddìo, se proprio vogliamo trovare qualche somiglianza tra Lanna e Longanesi, anche quest'ultimo per vivere, tra le due guerre, dovette servire qualcuno...
Un “qualcuno” che però si chiamava Benito Mussolini. Non Gianfranco Fini.


Carlo Gambescia

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