venerdì 19 giugno 2009

Berlusconi e Ahmadinejad 
Esame di coscienza (di un democratico)




Non è sempre facile occuparsi in modo neutrale di politica interna e internazionale. Come non è altrettanto facile prendere posizioni nette di tipo ideologico. Oggi però ne vogliamo prendere una, “secca”, in favore della democrazia, sicuramente scomoda. E per una semplice ragione. Perché riteniamo che il voto dell’elettore, debba sempre essere rispettato, anche quando riflette posizioni politiche che possono non piacere.
Sotto questo aspetto due vicende in corso ci stanno procurando gravi problemi di coscienza (democratica).
La prima è quella di Berlusconi, legata all’inchiesta di Bari su squillo e feste. La seconda è quella riguardante la situazione iraniana.
Nel primo caso, pur non credendo alla tesi del complotto né alle argomentazioni difensive dell’avvocato Ghedini, iniziamo a sospettare che nonostante gli italiani si siano espressi democraticamente un anno fa e anche nelle recenti amministrative votando in massa Berlusconi, lo si voglia togliere di mezzo a ogni costo, attraverso una mirata campagna giudiziaria e di stampa. Come dire: “Cari italiani la democrazia vale solo quando il voto è in sintonia con il “voto nostro”. Ovvero quello delle dominanti élite economiche, che appoggiano - quando torni loro comodo ovviamente - i poteri mediatici e giudiziari.
Nel secondo caso, pur non apprezzando umanamente e politicamente un personaggio come Ahmadinejad, riteniamo che anche in Iran sia in atto un tentativo di toglierlo di mezzo a ogni costo, attraverso una campagna mirata di tutta la stampa occidentale. Perciò anche in questo caso la democrazia sembra valere solo quando il voto del popolo risulti in sintonia con il “voto” delle dominanti élite economiche filo-occidentali, nazionali e internazionali.
Il che è inaccettabile dal punto di vista di una teoria pura della democrazia. Perché se democrazia deve essere, e se il valore delle regole della democrazia è assoluto ( nel senso di accettare sempre il responso delle urne, anche quando non piace), rigore vuole che Berlusconi e Ahmadinejad possano e debbano governare: il popolo ne ha sancito, con il voto, il democratico diritto-dovere.
Di conseguenza ogni tentativo di delegittimarli, per così dire, a mezzo stampa è antidemocratico. Soprattutto perché violare la democrazia, non fa bene alla democrazia. E spieghiamo perché.
Si dirà: Berlusconi e Ahmadinejad sono due pericoli per la democrazia, e quindi ci si deve difendere a ogni costo, anche ricorrendo all’antidemocrazia.
D’accordo, ma poi come giustificare “democraticamente”, un potere conquistato antidemocraticamente? La famosa "gente" non è stupida, né in Italia né in Persia.
La democrazia, purtroppo, è un rischio. E se non si è capaci di accettarlo, se ne corre uno ancora più grande: che la "gente" di cui sopra, stufa di essere presa per il naso, finisca per accettare, prima o poi, perché “ tanto votare non serve…”, i "buoni" uffici di qualche "buon" tiranno.
Il che però significa - sia chiaro - dire poi addio anche alla sola idea di una stampa e di una magistratura libere…

Carlo Gambescia 

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