giovedì 18 maggio 2017

Dall’ “Ami du peuple”  al  “Fatto Quotidiano”
In principio era Marat...



Quando nasce il  giornalismo di denuncia?  Quello feroce che oggi invoca la ghigliottina mediatica? Insomma, per dirla tutta,  quali sono i nobili, più o meno,  avi de “Il Fatto quotidiano?   
Bisogna innestare la retromarcia e andare molto indietro.  Chi ha sentito parlare  de “ L' Ami du Peuple” di Jean - Paul Marat?   Forse qualche specialista della Rivoluzione francese, pochi, e neppure “buoni”  in Italia.  Per tutti gli altri,  Marat, medico fallito, rancoroso, egocentrico ( “l’aquila vola sempre da solo, il tacchino fa comunella”, come amava ripetere),   ma amico e interprete unico del pensiero del popolo, resta quasi un illustre sconosciuto.   
Marat, come anticipato,  era il proprietario, editore, direttore amministratore unico de “L'Ami du Peuple”,  dalle cui colonne, negli anni caldi della Rivoluzione francese, denunciava tutto e tutti,  chiedendo il taglio di montagne  di teste,  aristocratiche e non, sulle quali sedersi.  Insieme al popolo francese, of course.  “ Un anno fa -   scriveva -  cinquecento o seicento teste mozzate vi avrebbero resi liberi e felici. Oggi dovremmo tagliarne diecimila. Tra qualche mese ne taglierete centomila, e farete benissimo, perché non avrete pace finché non avrete sterminato i nemici implacabili  della patria fino all’ultimo rampollo”.  Lo stesso odio implacabile che si ritrova, certo, evocando la ghigliottina mediatica, nelle pagine de “il Fatto Quotidiano”…
Quando  si scorre  “ L' Ami du Peuple”,  interamente scritto da Marat,  si resta colpiti per la violenza del tono, per la durezza dei contenuti, per l’assurdità delle accuse  politiche e soprattutto per il clima di complotto permanente  contro la Rivoluzione della Virtù che egli scorgeva ovunque.  Politicamente, Marat erano decisamente più a sinistra di Robespierre.  Fortunatamente, sia l’uno che l’altro finirono prestissimo i lori giorni, Marat, assassinato, Robespierre sulla ghigliottina. Invece, noi auguriamo lunga vita, lunghissima,  ai Marat di oggi…
Quel che resta di sorprendentemente moderno, e che pone  l' "Ami du Peuple", alle origini di certa stampa, che oggi vive di  moralismo e  denunce,    è il gusto della rivelazione, quasi sempre inventata o frutto di delazioni e spionaggio.  Oggi si chiamano intercettazioni…
Marat era poliziotto, giudice e  carnefice al tempo stesso: le sue idee erano perfette, ripeteva,  perché egli era sempre dalla parte del popolo contro il privilegio. In lui, ritroviamo un tipo argomentazione presente negli editoriali dei giustizialisti dei nostri giorni. Quale?  Se, in un giudizio,  un certo accusato si difende, usando gli stessi argomenti, impiegati da un altro accusato, ma in un processo differente,  tutto ciò viene giudicato segno di colpevolezza. Come leggevamo proprio  ieri su “il Fatto Quotidiano”,  a proposito del girondino Renzi che  si difende usando le stesse argomentazioni di Berlusconi, amico di Danton,   e che quindi... 
Di Marat è stato scritto: "Il sanguinario, il rifornitore della ghigliottina, la cui prosa corrosiva richiede sempre nuove condanne, costituisce forse uno degli esempi migliori della frenesia umanitaria generata da tutte le grande crisi sociali" (1).
Giunti fin qui,  riteniamo inutile fare il nome del Marat dei nostri giorni...

 Carlo Gambescia

(1)  G. Martin, J.-P Marat. Oeil et l'ami du peuple,  Rieder, Paris 1938, p. 84. Anche per le altre citazioni.  Su "L'Ami du Peuple",  per una documentazione diretta, si veda qui: http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/cb32691640p/date