martedì 15 dicembre 2015

La fiction al tempo di Renzi
Il paradiso delle signore



Tutti ricordano la  televisione pedagogica del realismo sociale catto-comunista che celebrava le centocinquanta ore, le periferie romane e di  Caracas,  predominante  negli anni Settanta. Dopo venne  quella disimpegnata, con qualche culo di troppo, degli Ottanta. E infine  la televisione della “geeente”, che a dire il vero  ancora ci perseguita, degli anni Novanta e Duemila, dai dibattiti urlati a sfondo manettaro. 
Ora però i tempi sono cambiati. Hanno sdoganato il capitalismo, per decenni il nemico numero uno, perfino  degli svitati di Drive In… È ufficiale.  Dove? Come?  Quando?  Il titolo  è ripreso (con il al posto di al, a voler essere pignoli) da un romanzo di Zola, non dei migliori:  Il paradiso delle signore,  in parte riscritto e ambientato nella Milano degli anni Cinquanta. Sullo sfondo di una città calvinista qb e non ancora da bere. Dove tutti i sogni si possono avverare. In particolare, fra le stigliature leccatissime  di un grande magazzino. L’Italia riparte, il capitalismo pure: signori signore e  signorine (commesse) in carrozza!  
Diciamo che per i dialoghi  gli autori hanno saccheggiato Liala. Però la Marchesa Amalia Liana Negretti Odescalchi vendeva. E, anche  qui, gli ascolti sono ottimi: il cuore delle masse non cambia ( e forse è meglio così).  L’intreccio, ricorda Zola, quindi non è così male.  C’è però, ripetiamo,  qualcosa di profondamente  diverso,  diverso dalle fiction con Bruno Cirino, esangue maestro pasoliniano, ma con le mani a posto,  alle "meglio gioventù" sempre politicamente incazzate con padroni, questori e baroni.  Che cosa?   L’immagine del capitalismo come sogno collettivo che può diventare realtà. E per tutti:  dall’imprenditore serio, ovviamente con background americano, alla donna del Sud, femminista senza saperlo.  Milano come nuovo mondo. Un' Italia targata Max Weber. Non la Milano nebbiosa o misteriosa di Guareschi e Buzzati, ma la  Milano dinamica e solare dei pubblicitari futuristi. Senza camicia nera, però. Sono cose di cui scriveva Geminello Alvi, venticinque anni fa,  prima che  smettesse di studiare...  
Si esagera? Forse.  Del resto è la fiction al tempo di Renzi.  Buona visione a tutti.


Carlo Gambescia                           

Nessun commento:

Posta un commento