martedì 31 gennaio 2012

Il portinaio licenziato 
per eccesso di giovialità
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Oggi racconteremo una microstoria vera, in certa misura sociologica. Utile per capire - questo l' augurio - che in Italia gli egoismi e le "caste" non esistono solo in alto.

 Si può licenziare un portinaio perché abitualmente lieto, sereno e capace di regalare battute, sorrisi e calore umano a tutti? Un amicone, insomma: categoria sociale caduta in disgrazia, perché oggi vanno tutti di fretta. E poi per giunta portinaio: un signor nessuno. Un povero mestierante sopravvissuto al citofono... Per dirla con Benedetto Croce, "decadenza che si abbraccia a un'altra decadenza"...
 Si può licenziare, allora? Pare proprio di sì. Mi diceva un amico, che vive in Prati, rione a due passi da San Pietro, della triste sorte di Dario (nome di fantasia), tra l’altro padre di quattro figli, gettato in mezzo alla strada per eccesso di giovialità. Naturalmente, la motivazione ufficiale parla di "cattiva esecuzione delle opere di pulizia delle scale condominiali”: il massimo dell'individualismo condominiale, visto che lo sporco è sempre soggettivo. E poi parliamo di un palazzone fine Ottocento, diviso in quattro-scale-quattro, perfetta fotocopia di quello del Totò, immaginifico portinaio-marionetta de “La banda degli onesti”. Insomma, un dinosauro umbertino di circa ottanta appartamenti, che ricorda le caserme con i baffoni spioventi in piazza d’Armi e dintorni. Dove il sole non penetra mai, e più si pulisce, più tutto appare grigio e sporco.
 Qualche riflessione. Certo, in un mondo dove perfino le parole hanno un prezzo, un portinaio amicone che sorride e saluta calorosamente, senza fare servili distinzioni, può sconcertare la desperate housewive firmatissima o il professional in rigatino scuro. Figurarsi poi il portinaio che ami indugiare nell' antico piacere della conversazione, oggi completamente svanito. Che spreco di parole! E poi non sia mai: il "guardaporte" deve stare al suo posto. E così, Dario l'amicone è stato licenziato per eccesso di giovialità da un immusonito condominio post-moderno… Come si fa con quei cagnolini, comprati da genitori egoisti per i giochi dei bambini (così non scocciano...), ma che fanno troppe feste, disturbando adulti e i vicini di casa: un cattivo investimento, insomma.
E la crisi economica? La difficoltà di trovare un altro lavoro? Peggio per Dario, che impari a non sprecare parole ... Infine, a proposito di "caste" (quelle politiche), va però detto che nello stesso palazzone ( o palazzaccio?) umbertino, risiede un compunto e dinoccolato deputato, schieratissimo a sinistra… Il quale - come notava il mio amico - non ha alzato un dito. Evidentemente, la battaglia per i diritti dei lavoratori, lui, il deputato, la fa solo davanti alle telecamere. Accese.

Carlo Gambescia
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