martedì 4 marzo 2014

La Relazione  Ue   2014  sulla lotta alla corruzione
La  corruzione italiana  fra statalismo e  liberismo




Abbiamo più volte affrontato la questione della corruzione, ovviamente dal punto di vista sociologico (http://carlogambesciametapolitics.blogspot.it/search?q=corruzione ) .  Vale la pena di tornarci sopra?  Sì, e per una semplice  ragione: la “Relazione dell’Unione sulla  Lotta alla Corruzione”
La Commissione Europea ne ha combinata un’altra delle sue. Infatti,    al di là  delle fantasiose  cifre  sulla corruzione italiana,  una vera e propria bufala,  frutto di calcoli privi  di qualsiasi fondamento scientifico (http://www.ilpost.it/davidedeluca/2014/02/03/la-bufala-dei-60-miliardi-euro-corruzione/),  infastidisce, e molto,  la supponente posizione dei Commissari europei.  I quali ritengono che la corruzione possa essere contrastata a colpi di repressione poliziesca. Si ignora (o si  fa finta di ignorare) un aspetto fondamentale della questione: lo statalismo, per farla breve.  
Pensiamo alla sempre più  ingombrante presenza dello stato nell’economia e  alla  crescente  ampiezza  di quell’area grigia, pubblico-privato: un’ambigua  terra di nessuno dove ci si confronta a colpi  di appalti, autorizzazioni,  permessi, controlli ispettivi,  regolazioni, eccetera.
Di conseguenza,  le occasioni di corruzione e concussione sono  praticamente infinite.   Cosicché,  la corruzione politica,  stante  la situazione italiana dove il peso dello stato nell’economia è rilevante, può essere contrastata solo con dosi massicce di liberismo.  A brigante statale, brigante e mezzo liberista… Quanto più lo stato viene espulso dall’economia  tanto più diminuiscono le occasioni e le tentazioni della corruzione politica. E di riflesso anche le  concussioni.   
Naturalmente, ciò non significa, che  la risposta liberista  sia  valida in assoluto. Infatti,  non parliamo di principi eterni, ma di metodologie economiche  vincolate  storicamente.
Oggi,  se si vuole contrastare la corruzione  si deve essere liberisti. Domani si vedrà. 

Carlo Gambescia



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