martedì 23 aprile 2013


I “sacrifici” di Lidia Ravera
Sinistra al caviale? 
Non proprio…




Chiediamo scusa agli amici che questa mattina  attendevano  un nostro post sull’elezione di Napolitano e sui possibili sviluppi. Affronteremo l’argomento nei prossimi giorni.
Oggi invece preferiamo segnalare e commentare  una (apparentemente)  soprendente   dichiarazione  di Lidia Ravera,  colta al volo in un’intervista rilasciata a “Nuovo Paese Sera” dalla “ titolare della cultura dell’era Zingaretti” (http://www.paesesera.it/Politica/Cultura-la-neo-assessora-Ravera-Basta-con-i-carrozzoni-Il-festival-del-cinema-Si-pensi-a-una-fase-transitoria  ):

Ho rinunciato alla mia libertà e alla mia vita da privilegiata per impegnarmi alla Regione Lazio, perché per 5 anni voglio provarci. Bisogna invertire questa tendenza vergognosa. Il mio è un grande sacrificio: il primo maggio di ogni anno parto per Stromboli e ci rimango fino alla fine di ottobre, da dove produco reddito seduta sul mio terrazzo. Se ho rinunciato a tutto questo deve valerne la pena.

Sarebbe facile, piegandosi al  mainstream  dei piagnoni  anticasta di destra,   ironizzare sulla sinistra intelllettuale  al caviale che pretende di sacrificarsi rinunciando a un bel tramonto sul mare di Stromboli,  mentre   digita l’ennesimo ego-romanzetto,  sul cui effettivo  ritorno economico  nutriamo qualche dubbio.    
In realtà,   la stupefacente affermazione della Ravera,   almeno agli occhi del sociologo, non è poi così sorprendente. Perché rinvia a un fattore sociologicamente costitutivo: quello professionale.  Ci spieghiamo meglio.
L’intellettuale, soprattutto se letterato in senso stretto - e non importa se di  destra o sinistra -  vive da intellettuale…  immerso se non del tutto  perduto tra le idee,  confrontandosi esclusivamente con altri intellettuali  solo e sempre  sul valore delle  idee…  Insomma, la  professione,  anche se la conclusione  può apparire banale,  plasma  l'uomo.  Certo, in  "natura sociale", esistono   le eccezioni.  Che tuttavia,  come si usa dire,  fanno la regola.        
Un avvocato, conoscendo  per "mestiere"  di quale pasta sono fatti  gli uomini, osserverà la realtà in maniera disincantata, sapendo perfettamente che il mare sulle pance vuote non può esercitare alcun fascino. Un pescatore, abituato a lottare con le forze della natura,   guarderà, in modo altrettanto distaccato,  ai pericoli  celati negli  abissi.  Un intellettuale  che invece vive in un mondo tutto suo,  incantato e irreale,    tenderà ad apprezzare i colori, le sfumature,  i profumi  di un paesaggio marino... 
Cosa vogliamo dire? Che gli intellettuali, soprattutto se scrittori puri,  devono tenersi lontani  dalla politica, rifutando incarichi di qualsiasi genere.    Perché  di  politica  pratica  ( quella, semplificando, del famigerato sangue e m...)  non potranno mai capire nulla.   Si accontentino perciò  di romanzare la realtà politica, talvolta bene, come Verga, che pure fu nominato senatore,  Melville, Conrad,  talaltra  male come l' "assessora"  Lidia Ravera. Ma non di praticarla,  rischiando di dire e  fare stupidaggini: la descrizione  della realtà   filtrata dalla scrittura ( che può essere ripetiamo, di buona o cattiva qualità) non è la realtà così com'è,  ma come  viene  immaginata e reinventata  da uomini - gli intellettuali -  che pretendono di parlare al mondo  senza essere del mondo.  Ovviamente, può esserci  ricaduta politica delle idee racchiuse in un romanzo.   Ma resta,  per l'appunto,  una ricaduta:  l' effetto indiretto del lavoro letterario.   Per contro,   un  successo editoriale e politico,   intenzionalmente  perseguito,   non   significa  affatto che nello zaino di ogni  scrittore  si nasconda il   bastone di maresciallo.   Insomma,  la capacità immaginativa -  come la conoscenza -   non fa  virtù ( né morale né politica).   Figurarsi  nel caso di una mediocre scrittrice.
Gli avvocati e i pescatori possono fare politica?  Certamente.  E  non perché  non possano fare danni...  Diciamo però che "per professione"   sono vocati  a  commettere   meno errori.

Carlo Gambescia


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