venerdì 19 aprile 2013

I
Presidenza Prodi, sempre più vicina?



Ma vi pare possibile  che un politico,  abile e volitivo,  come Bersani non mettesse  in conto il fallimento della candidatura Marini nel momento stesso in cui presentava in un clima  segnato dall'antiberlusconismo,  l’ex sindacalista democristiano come "il candidato di tutti" e quindi anche delle truppe del Cavaliere?   No.   Del resto,  Bersani - dato fondamentale  -    si era subito  ben guardato, distinguendo i due canali (Presidenza della Repubblica e Governo), dall'  ufficializzare alleanze con  Berlusconi (le famose "larghe intese").  Ciò significa che la presidenza Prodi è sempre più vicina. E spieghiamo perché.
Qual è il risultato concreto della caduta di Marini? Che, ora,  i candidati effettivi alla Presidenza della Repubblica si riducono… a uno:  Prodi. Dal momento che grazie al  gioco  rischioso (ma molto abile di Bersani ( “io ho cercato di favorire un  candidato  trasversale,    però…”),  Marini  e  D’Alema (che per sua sfortuna piace a Berlusconi), sono ormai  visti   a sinistra come   ripugnanti   protesi  della destra berlusconiana, e perciò "impresentabili". Il che significa che sul nome  di Prodi, un arcinemico del Cavaliere  politicamente più navigato e affidabile di Rodotà e  altri  candidati "istituzionali",  si potrebbe ricostituire, dalla quarta votazione,  una  maggioranza antiberlusconiana  in grado di  permettere al centrosinistra, magari catturando qualche significativo consenso grillino, l'elezione  del  professore alla massima carica dello stato.
Tutto il resto, quel che oggi si legge  nelle  prime pagine è fumo politico: le “fratture” nel Pd, il “golpe” di Renzi, la retorica web-giovanilistica, il folclore rodotariano, i fascisti rossi e viola davanti alla Camera. L’arrosto invece è nel patto politico - sul quale un giorno dovranno indagare  gli storici - tra due emiliani nell'Italia dei campanili,  (Bersani  a Palazzo Chigi, Prodi  al Quirinale),  consacrato il 17 febbraio dall’abbraccio sul palco di Piazza del Duomo. 
Al posto di Grillo tremeremmo. Perché Prodi,  se verrà eletto,  tirerà subito  fuori dal frigo Bersani. Dopo di che,  visto che l'uomo di Bettola  non ha mai rinunciato all'idea di governare senza e/o contro Berlusconi,  le pressioni politiche su Cinque Stelle  torneranno a farsi più forti  (anche perché sul Colle  ci sarà  Prodi,  meno diplomatico di  Napolitano),  mettendo seriamente  a rischio l’unità del movimento.

Carlo Gambescia

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