giovedì 8 gennaio 2009

Il libro della settimana: Alfredo Salsano, Il dono nel mondo dell’utile, introduzione di Giulio Sapelli, Bollati Boringhieri, Torino 2008, pp. 132, euro 13,00. 


http://www.bollatiboringhieri.it/scheda.php?codice=9788833918808


Decisamente meritoria la scelta di Bollati Boringhieri di ricordare la figura di Alfredo Salsano, suo collaboratore di spicco, uomo mite e coltissimo, scomparso prematuramente nel 2004, con una raccolta dei suoi scritti antiutilitaristici, Il dono nel mondo dell’utile, presentati da Giulio Sapelli, (Bollati Boringhieri, Torino 2008, pp. 132, euro 13,00).
Si deve a Salsano l’introduzione in Italia del pensiero di Karl Polanyi. Come la progressiva diffusione degli antiutilitaristi francesi, Caillé e Latouche, fondatori con altri della “Revue du Mauss” negli anni Ottanta del Novecento.
Si consiglia vivamente la lettura di questo volume per due ragioni.
In primo luogo, per rendere il giusto tributo a un instancabile e prezioso studioso del sociale in tutte le sue forme. Che è stato capace di far emergere con largo anticipo le contraddizioni di quel fenomeno che oggi viene chiamato “mercatismo”. E non solo riprendendo idee altrui, ma elaborandone "in proprio".
In secondo luogo, perché nel Dono nel mondo dell’utile sono affrontati, attraverso la disamina di una generosità che si fa legame sociale, tutti gli aspetti della questione antiutilitarismo-utilitarismo. In centotrenta pagine, come del resto nota Sapelli nella sua introduzione sono messe a fuoco le relazioni tra dono e società di mercato; dono e stato; dono e forme di cambio; dono ed estetica; dono e ambiente. Se ci si passa l’espressione, siamo al cospetto di una piccola ma completa “enciclopedia” dedicata al dono. Per sincerarsene basta scorrere l’indice dei nomi.
Un solo rilievo. Grazie alla ricchezza di riferimenti e spunti di riflessione si coglie nel libro una apprezzabile volontà di andare oltre l' approccio puramente descrittivo. Scelta che culmina nel rifiuto del dono come semplice supplemento di dolcezza: sorta di zuccherosa appendice della società capitalistica, come alcuni analisti oggi auspicano. La critica di Salsano è dunque politica.
Tuttavia non si rinviene nella sua analisi una sola definizione del concetto di politico. Perché questa contraddizione? Probabilmente, Salsano, pur praticando il marxismo critico piuttosto che dottrinario (si veda la sua intrigante e scioltissima, nonostante la lunghezza, antologia laterziana dedicata al pensiero socialista), una volta accettata la critica all'economicismo di ogni colore ideologico, si è ritrovato privo di "padri". Di qui la sostituzione del sociale all'economico, ma anche al politico, visto come perpetua fonte di verticalismi . Ma pure la sua convinzione - crediamo - di poter far nascere "dal basso"- orizzontalmente - una società del dono attraverso l ’auto-organizzazione sociale, quale frutto di scelte “propriamente politiche”, ma legate "a pratiche sociali concrete e non a considerazioni etiche sull’utile e il giusto” (p. 63). E neppure a guerre economiche di classe.
Perciò, in conclusione, per Salsano il politico sembra essere scelta auto-organizzativa, capace di conquistare tutti gli uomini, per mimesi e ragionamento, grazie alla forza dell’esempio e non più della costrizione e del conflitto. Di conseguenza siamo davanti a una forma riveduta e corretta, rispetto alla versione polanyiana, di autodifesa pacifica e vittoriosa, non di una particolare classe sociale, ma della “società civile”, capace finalmente nel suo insieme di opporsi, per auto-riproduzione spontanea, alle insane voglie di un mercato onnivoro. Ma la "guerra" anche se difensiva e sociale è comunque guerra. E implica anche la costrizione e il conflitto. Di qui - e dispiace che Salsano non sia più qui per ascoltarci di persona - la necessità, piaccia o meno, di tenerla nel dovuto conto. Sempre. 

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