giovedì 21 settembre 2006


Americani e antimericani
Una fenomenologia




Purtroppo dobbiamo prenderla un pochino da lontano.
Vi sono due approcci alla realtà: uno di tipo ideologico (formale, nel senso della "forma ideologica" di un fenomeno)), uno di tipo storico (contenutistico, che può anche essere economico, sociologico, eccetera). Ovviamente ogni approccio contenutistico, ha un suo nucleo ideologico-disciplinare interno (e dunque abbiamo una "logica" economica, sociologica: l'homo oeconomicus, l'homo sociologicus, eccetera). Quindi i due approcci sono complementari.
Ora, quando si esamina un fenomeno sociale, lo si esamina perciò sempre sotto questi due aspetti: formale e contenutistico. Ad esempio, se esiste un homo sociologicus, a quali principi fa appello la sua "logica" ideologica giustificativa interna, e in quali contenuti sociali concreti si manifesta? Quali sono i principi ideologici ( la forma) di ogni azione sociale (contenuto). Infine, va detto, che forma e contenuto dei rapporti sociali possono essere analizzati da due punti di osservazione: quello interno, di chi compie l'azione, e quello esterno dell'osservatore. Pertanto, quel che può essere logico-giustificativo dal punto di vista del soggetto che compie l'azione può non esserlo da quello dell'osservatore, e viceversa, proprio perché le conseguenze sociali (i contenuti dell'azione sociale) possono essere giudicate positive o meno, sia dal punto di vista soggettivo che oggettivo. I livelli sociali di soggettività e oggettività devono essere fissati storicamente e sociologicamente (in relazione alle caratteristiche storico-sociali) . Dal momento che se vogliamo fare analisi storica e sociologica seria non possiamo invocare alcun principio metastorico o superiore. E' il prezzo da pagare. E una volta fatta questa (l'analisi seria) ogni lettore, ovviamente potrà trarre le sue, personali, conclusioni politiche.
Ora, quali principi vengono invocati, diciamo così, da chi oggi ha sposato la causa degli Stati Uniti (l' homo philoamericanus) e più in generale dell'Occidente?
In primo luogo, si identifica, a grandi linee, sulla base di una comune tradizione ( Atene, Gerusalemme, Roma) l' Europa con gli Stati Uniti.
In secondo luogo, si fanno collimare gli interessi geopolitici tra Europa e Stati Uniti.
In terzo luogo, si fa dipendere il futuro dell'intero pianeta, dalla coesione di tale alleanza
E su queste basi, gli Stati Uniti, con l'aiuto dell'alleato europeo, si sono "concretamente" (ecco i contenuti) sempre più trasformati in quello che i media chiamano, forse con termine improprio, "polizia mondiale" o "imperiale". Può piacere o meno ma cosi è: da una parte ormai ci sono i poliziotti e dall'altra i ladri...
Ora, che il potere debba essere esercitato nella storia, di volta in volta, dalla potenza più forte è un dato di fatto: una costante della "fisica" socio-politica, che non ammette vuoto di potere... Come lo sono (costanti) le motivazioni ideologiche, i "principi" che di volta in volta vengono invocati in difesa di un certo progetto politico. E' ovvio che sulla bontà di tale principi, dal punto di vista oggettivo, è difficile giudicare. Perché chi osserva dovrebbe possedere capacità predittive, o se si preferisce essere a conoscenza del senso finale della storia, e soprattutto della sua durata definitiva. E quindi, visto che non disponiamo di tali conoscenze finalistiche, dobbiamo porre sullo stesso piano sia le tesi difese da coloro che sostengono la causa dell'Occidente, sia le tesi difese da chi non è d'accordo.
Ma fino a un certo punto. Vediamo perché.
Come abbiamo detto i livelli di soggettività e oggettività vanno fissati storicamente. Ma su quali basi? Quelle "ricavate" dai precedenti storici, tenendo però realisticamente conto, ripetiamo, che in conseguenza di quel che "teoricamente" potrebbe essere la durata del corso futuro della storia umana, la nostra base osservativa è piuttosto limitata nel tempo . Quindi nulla di definitivo.
Tuttavia, sulla base (molto parziale) dell'osservazione storica e sociologica, si può ritenere, che siamo appena all'inizio della costruzione di una nuova fase imperiale (apertasi con la dissoluzione dell'Unione Sovietica), o comunque la si voglia chiamare. Una fase magmatica, complicata, conflittuale, eccetera. Ma di questo si tratta. E come ogni fase allo stato nascente le élite al comando hanno la necessità di una preciso rinforzo ideologico, in grado di invocare, provare e perorare la causa della pace universale, della giustizia del nuovo diritto universale, dei diritti umani, eccetera. Insomma, di una "autogiustificazione", come è del resto accaduto altre volte nella storia. Ideologia giustificativa, che nel nostro caso, è ben rappresentata dall'occidentalismo di cui sopra. Pertanto è più che naturale e comprensibile, che vi siano suoi oppositori e sostenitori, tutti molto motivati.
La battaglia è in corso. Basta aprire i giornali.
E, anche se la storia insegna, che in certe situazioni, le terze vie difficilmente si impongono da sole, sarebbe giusto ( e qui introduciamo anche noi una categoria giustificativa...) riuscire a costruire, e imporre all'interno del dibattito, non solo culturale, una terza figura: un uomo né "philoamericanus" né "antiamericanus".
Ecco probabilmente la vera sfida. Assai diversa da quella segnata da insulti reciproci tra filoamericani e antiamericani, tra occidentalisti e antioccidentalisti...

Carlo Gambescia

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