giovedì 3 settembre 2020

Il  caso Navalny e  l’equilibro di potenza

Perché la Germania ha così a cuore la sorte di Alexei Navalny?  Diciamo subito che è molto probabile che il dissidente, duro oppositore di Putin, sia stato avvelenato per essere tolto di mezzo,  come i medici tedeschi sembrano  confermare.
I servizi segreti, come quelli di ogni stato totalitario, non hanno bisogno di ordini, sanno cosa devono  fare e si attivano in automatico come da routine. Per contro nei paesi liberal-democratici, almeno sulla carta, esistono più controlli.
Dicevamo,  perché?  Innanzitutto per ragioni storiche: Russia e Germania, si sono sempre contese  lo stesso spazio (a Est dell’una, a Ovest dell’altra). Una contesa che  ha addirittura radici medievali  di natura religiosa, culturale, economica e militare, via via  consolidatesi,  prima con l'emergenza dello Stato russo nei primi secoli dell'età moderna, poi con l'unificazione tedesca a guida prussiana. Quindi  nulla di nuovo sotto il sole. Per usare, una terminologia, oggi bandita dai testi di scienza politica, Russia e Germania sono  “nemici naturali”. 
Naturalmente, non vanno sottovalutate le  ragioni  del presente confronto. In primis, la politica espansionista russa nel Mediterraneo orientale e la notevole  attenzione verso la Libia,  nonché il riaffiorante (in questi giorni) dissidio storico tra Grecia e Turchia.   Sono questioni  che  preoccupano  la Germania, soprattutto dinanzi all’inazione  italiana  ed europea (con qualche segno di vita da parte della Francia).    
In secundis,  la Germania non vede di buon occhio il  contenimento attivo russo della  pressione economica e politica  tedesca verso  Est.  La Russia  finanzia e arma  i   movimenti amici come in Ucraina e Bielorussia  e non disdegnerebbe di avanzare a Ovest.   In fondo, come detto, si tratta di eredità  geopolitiche riassunte storicamente  sotto i concetti opposti di Marcia verso Est (Germania) e Marcia verso Ovest (Russia). 

In tale contesto, Alexei Navalny  rappresenta per la Germania un’ottima carta da giocare per infastidire Putin sul piano dei valori, quindi della nobile causa politica, quella dei diritti umani, sulla quale accendere i riflettori del mondo.  Colpo in parte andato a segno, perché nella polemica in corso la Russia  sembra mantenersi sulla difensiva.
I mass media  si sono soprattutto preoccupati della questione morale e dei risvolti da spy story. Quanto  alla pubblica opinione occidentale, a destra, gli amici di Putin tacciono, magari  sostenendo tra le righe  la tesi che da che mondo è mondo la politica non è che la continuazione della guerra con altri mezzi, compreso il veleno. Oppure si  evoca, condannandolo,  l’attacco tedesco  alla sovranità russa, come se Mosca  fosse la Repubblica di San Marino.
A sinistra invece, dove Putin ( a parte alcune frange lunatiche) non  è molto amato, si evoca,   pur con qualche riserva verso la buona fede della Signora Merkel, la questione dei diritti umani in nome naturalmente di una  democrazia calpestata  in Russia.
Ovviamente, Germania e Russia non hanno alcuna intenzioni di farsi guerra. Anche se non va dimenticato che il ritiro parziale  delle truppe Usa annunciato da Trump indebolisce militarmente  non solo la Germania.  La Nato, a prescindere dai bizzarri ripensamenti a getto continuo del magnate americano,   resta tuttora un fondamentale strumento di dissuasione nei riguardi dei russi. Un’Europa “putinizzata” sarebbe  altrettanto pericolosa per gli Stati Uniti, come la passata  minaccia di un’ Europa “sovietizzata”. Per dirla alla buona, il lupo cambia il pelo ma non il vizio: il panslavismo non è una barzelletta fuori corso. Come del resto il pangermanismo… La grande  alleanza politica e militare tra Europa e Stati Uniti resta fondamentale per garantire la libertà in Europa e l’ equilibrio di potenza con Mosca e con la stessa Cina.  Equilibrio che resta  propedeutico alla pace.    
E l’Italia fa?  Come detto, resta a guardare e si divide sulle figurine, pardon sulle mascherine…

Carlo Gambescia