venerdì 30 maggio 2014


Forse la sinistra ha trovato il suo Gian Burrasca
Viva Renzi col pomodoro!
di Teodoro Klitsche de la Grange




A Renzi sono stati dati diversi soprannomi: da “rottamatore” che è un programma ed un augurio ad “ebetino” che è un errore, perché il fiorentino non sappiamo se sarà un grande statista, ma sicuramente è assai furbo (una golpe lo avrebbe chiamato il Suo più illustre concittadino).
A me sembra che quello che, finora lo rende meglio, sia quello di Gian Burrasca. Non tanto perché anche il tremendo ragazzino gli era concittadino, ma perché, nell’ambiente in cui si muove trova tanti personaggi simili a quelli del libro di Vamba.
Ad esempio il cognato di Giannino Stoppani, l’avv. Maralli, tribuno socialista, anticlericale, ma che si sposa (clandestinamente) nella chiesetta di campagna, per evitare di perdere i voti dei compagni fiorentini. Così da guadagnarsi l’epiteto di “mangiapreti in città, bigotto in campagna” dagli avversari.
Quanti avvocati Maralli trovate nella sinistra italiana (per la verità non pochi anche nella destra)? E il nostro Gian Burrasca in diverse occasioni li ha messi alla berlina. Ad esempio quando ha ricordato che la sinistra vintage ripeteva da un ventennio tutti i giorni il ritornello del “conflitto d’interessi” di Berlusconi, non prendendo nessuna iniziativa per risolverlo nei circa nove-dieci anni in cui è stata al governo dal 1994.
Ma non mancano i Calpurni (il direttore del collegio Pierpaolo Pierpaoli, sussiegoso, ma incolto e poco perspicace): qualche tempo fa rispedì al mittente i soliti parrucconi della sinistra  culturale – che intendevano fargli una “lezione di democrazia”, di cui i suddetti avrebbero avuto bisogno più di Renzi, non foss’altro perché ne facevano una faccenda “giuridica”, quando è materia politica.
Se pensiamo alla zia Bettina, la zia zitella di Gian Burrasca, che crede che l’anima dell’unico pretendente avuto nella sua vita si sia impiantata nel vaso di fiori, il pensiero corre subito ad un personaggio del PD, nubile e toscana. Ma più che alla suddetta, quante donne e uomini che votano PD credono agli spiriti, alle idee, ai giudizi dei trapassati (anzi strapassati) del “secolo breve”? Ed agli idola, Pareto scriverebbe alle derivazioni, i cui fantasmi si aggirano – sempre meno – per l’Europa e il mondo? Tanti. Ed è a questi che Gian Burrasca potrà tanto giovare; ridestandoli dal sonno ideologico in cui si sono (e li hanno) rinchiusi anche dopo il crollo del comunismo. Una cura di sano pragmatismo, di percezione dei problemi e sfide nuovi, cui urgono risposte nuove, e che non si possono trovare nel Cile di Allende o nella Berlino di Rosa Luxemburg, è quello che Renzi sta praticando.
E che se gli riesce sarà un grande passo in avanti per la sinistra e per la democrazia italiana, che si troveranno più adeguate al presente, mentre spesso lo erano (e lo sono) al passato.
Non auspichiamo comunque che pratichi ai compagni come fa Giannino Stoppani, la cura riservata a Calpurnio e alla di esso consorte, dopo la seduta spiritica: un sacco di legnate.

Teodoro Klitsche de la Grange



Teodoro Klitsche de la Grange è avvocato, giurista, direttore del trimestrale di cultura politica“Behemoth" (http://www.behemoth.it/  ). Tra i suoi libri: Lo specchio infranto (1998), Il salto di Rodi (1999), Il Doppio Stato (2001), L'apologia della cattiveria (2003), L'inferno dell'intellettuale (2007), Dove va lo Stato? (2009), Funzionarismo (2014).

1 commento:

  1. Grazie all'avv. Klitsche de La Grange per questa deliziosa e azzeccatissima analogia. Peccato che per gustarla appieno si debba avere un bel po' d'anni, e ricordare quanto ci siamo divertiti, da bambini, con le avventure di Gianburrasca...

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