mercoledì 14 dicembre 2011

Il tragico tirassegno di Firenze sull'immigrato di colore

CasaPound e lo "scemo del paese"


La strage fiorentina di senegalesi è un evento grave. Tuttavia, riteniamo che come tipologia (il mortale tirassegno sull’immigrato di colore), non abbia precedenti in Italia. Il che però non può diminuirne la gravità. Inoltre, il fatto che l’autore sia di estrema destra comprova come certa cultura, purtroppo permeabile al richiamo del razzismo, rischia di favorire, anche indirettamente, soluzioni estreme. Ovviamente, siamo davanti al gesto solitario - quindi non organizzato - di una persona con evidenti problemi mentali.
Non crediamo però che la risposta giusta sia quella di isolare e criminalizzare un’intera area culturale e politica. E in particolare CasaPound, cui sembra l’autore della strage fosse iscritto. Parliamo di un’organizzazione, che pur con qualche contraddizione, da anni, investendo molto in campo culturale e sociale, si interroga sul valore della democrazia e sulla necessità del dibattito culturale e politico. Contribuendo così a tenere lontani dalla violenza i giovani di destra. Il che è sicuramente meritorio. Noi stessi abbiamo avuto modo, e con diletto, di partecipare a interessanti iniziative.
Tuttavia non abbiamo apprezzato quel che ha dichiarato il coordinatore regionale di CasaPound Toscana: «Abbiamo avuto modo di scambiarci due chiacchiere [con Gianluca Casseri, autore della strage, ndr] molto in superficie. Frequentava saltuariamente le nostre riunioni, ma non era parte della comunità, non era un militante. Sembrava un po’ strano, in qualche modo “lo scemo del paese”. Siamo sorpresi anche noi. Era solo, senza patente, girava in treno. Non era una persona molto partecipe» ( *) .
Ora, definire «scemo del paese» un uomo morto in quelle circostanze, e per giunta da poche ore, è irrispettoso. Ma c’è dell’altro: liquidare Casseri come il deficiente della porta accanto, significa rifiutarsi di fare i conti, e fino in fondo, con certa sottocultura razzista, cui proprio CasaPound tenta da anni, meritoriamente, di opporsi. Insomma, e dispiace dirlo, ci si fa del male da soli.

Carlo Gambescia


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