mercoledì 30 marzo 2011

Sbarchi a Lampedusa 
Le “leggi” della sociologia



 Dal punto di vista di una sociologia naturalistica, i flussi migratori corrispondono a spostamenti spaziali di masse. La regoletta è la seguente: quanto più le dimensioni dell’ area interessata sono ridotte tanto più aumenta il rischio del conflitto tra popolazione stabile e migrante. E per ragioni oggettive, legate al dover vivere fianco a fianco in condizioni di spazio limitato. Viceversa, quanto più le dimensioni crescono, tanto più il rischio del conflitto diminuisce.
 Tuttavia, al fattore naturalistico (spaziale) va affiancato e sommato quello culturale. Infatti, a parità di spazio limitato, il rischio del conflitto è maggiore dove non prevalga una cultura - semplificando - dell’accoglienza. Fermo però restando un fatto: che la cultura può mediare o mitigare all’interno di un minimo e massimo, diciamo così, di spazialità: minimo che coincide con l’impossibilità di fare qualsiasi movimento, massimo che collima con la possibilità di non incontrarsi mai.
 Ora, nel caso di Lampedusa, il rischio è quello che si raggiunga la “soglia minima” di spazialità: la più pericolosa. Perciò le proteste in corso degli abitanti di un’isola, un tempo felice, non possono essere liquidate come forme di razzismo e intolleranza. Ma come evidente esito del rischio di raggiungimento della “soglia minima”. Quindi che nessuno peschi nel torbido… Si pensi ad esempio alla reazione di Bossi che non vive sull’isola. Né però si può sperare che gli abitanti di Lampedusa accettino, ancora a lungo e di buon grado, gli appelli, spesso ipocriti, alla tolleranza da parte delle istituzioni.
 Va comunque detto che finora gli isolani hanno mostrato una tolleranza che sfida le “costanti” o “leggi” della sociologia. Ma fino a quando?


Carlo Gambescia

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