lunedì 4 maggio 2009

Ottimo  articolo di Ilvo Diamanti 
La "sinistra senza luoghi"



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A molti lettori non sarà sfuggito il notevole articolo di Ilvo Diamanti apparso ieri su "la Repubblica": I luoghi della destra e la sinistra senza luoghi.

Ma lasciamo la parola a Diamanti, affinché tutti possano direttamente farsi un'idea della sua tesi:
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“Silvio Berlusconi. Negli ultimi mesi, nell'ultimo anno, ha costruito la propria immagine - oltre a quella del governo - in rapporto diretto ai "luoghi" che hanno concentrato l'attenzione degli italiani. Nell'ultimo mese: l'Abruzzo e i luoghi del terremoto. La cui tragedia ha suscitato l'emozione e la solidarietà popolare. Il dolore e la distruzione: sotto i riflettori, le telecamere. Ogni giorno: L'Aquila, Onna. E Berlusconi. Questo legame - diretto, personale e politico - fra Berlusconi e i "luoghi", a nostro avviso, è all'origine della grande popolarità del premier in questo momento. L'Abruzzo ne è l'esempio recente, ma non unico. Basta pensare a Napoli, al tempo della campagna elettorale e all'indomani del voto. La città sommersa dai rifiuti, a sua volta palcoscenico e scenario mediatico frequentato da tutte le reti e da tutti i giornali. Non solo italiani. Più efficace di qualsiasi mobilitazione politica a raffigurare la sconfitta del progetto di "ricostruire" il Mezzogiorno. E, dunque, di Bassolino ma soprattutto della Sinistra. Pardon: del Centrosinistra. Napoli. Divenuta il simbolo dell'efficienza miracolosa e quasi taumaturgica di Berlusconi. Affiancato e sostenuto da Bertolaso. Sullo sfondo, invisibile e per questo più visibile, Gianni Letta. Da un anno, i rifiuti sembrano scomparsi. Almeno, dai media. E da un anno Silvio Berlusconi continua a recarsi con frequenza a Napoli. Vi riunisce il governo. Partecipa a feste private di compleanno. Semplicemente, ci passa. Un salto rapido per vedere come vanno le cose e via. (http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/politica/mappe/luoghi-destra-sinistra/luoghi-destra-sinistra.html ) .
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Per contro la sinistra, erede dei due più grandi partiti di massa della Prima Repubblica (Dc e Pci) avrebbe perso completamente contatto con il territorio. Come provano, secondo Diamanti, le candidature alle europee, scarsamente radicate, e la crescente impopolarità dei non molti sindaci del centrosinistra, soprattutto al Nord. Esemplare, a nostro avviso, la candidatura di personaggi politicamente incolori ma telegenici come David Sassoli, catapultato dall'alto perché vicino a Franceschini, e presentato addirittura come capolista in Centro Italia. Roba da pazzi. Anzi da suicidio politico.
Ma anche la guerra sbagliata al proporzionalismo: un metodo elettorale che invece potrebbe essere, in un'epoca post-ideologica come la nostra, importante fattore di collegamento con i bisogni del territorio. Certo, un fattore da reinventare nel quadro di una sinistra democratica e federalista sul piano delle alleanze elettorali. E invece no, anche per il centrosinistra il proporzionalismo, aprioristicamente, deve essere dato per morto...
Un altro segno di questa insufficienza simbolico-territoriale può essere ravvisato anche nell’ insistenza, molto GF, sui temi scandalistici, a sfondo tutto sommato (di pettegolezzo) “universalistico” : candidatura “velonze” e prossimamente il divorzio di Berlusconi. In questo senso, bene ha fatto il sindacato a festeggiare la Giornata del Lavoro all’Aquila. Come ad esempio fa bene Cacciari a ricordare al centrosinistra l’importanza del radicamento territoriale, soprattutto al Nord. Certo, resta sempre da capire come realizzarlo, soprattutto in assenza - bisogna ammetterlo - dell'abilità comunicativa del Cavaliere.
Perciò un Primo Maggio all’Aquila non può fare primavera. E su queste basi "territoriali" così ridotte, purtroppo, il centrosinistra rischia di uscire a pezzi dalle prossime europee. Consentendo a Berlusconi di continuare a fare il bello e il cattivo tempo.
Ovviamente, argomentazioni come quelle di Diamanti, da noi condivise e sviluppate, non possono suscitare l'interesse di quei duri e puri che un giorno sì e uno no prevedono il crollo del capitalismo e la nascita, come per incanto, di una società della decrescita.

Chi si contenta gode. Ma meno del Cavaliere.

Carlo Gambescia 

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