mercoledì 13 maggio 2009

Incontri
La Roma di Anna Magnani



Anna Magnani era una donna semplice e complicata al tempo stesso. Come la Roma di una volta: città che accoglieva, certo senza aprirsi completamente. Tuttavia mai indifferente, come invece è oggi.
Si racconta della Magnani, che già gravemente malata, voleva essere presentata ai medici come persona qualsiasi, ma al contempo trattata con i riguardi dovuti alla grande attrice…Ma si pensi anche alla celebre sequenza notturna del felliniano Roma, dove agli interrogativi fuoriorario del grande riminese, rispondeva con un lapidario: “A Federi’ ma va’ a dormi’ “…
Insomma, un donna e un’attrice con la gonna. Una vera principessa del popolo romano. Che la ricambiava chiamandola “Nannarella”.
Si ricordi anche il ruggito da leonessa ferita di Roma città Aperta. Lanciato all’inseguimento quasi carnale dell’uomo che sta per perdere. In quel momento cinema e vita si mescolano, dando così vita a un personaggio straordinario, che ancora esiste e resiste al di là di ogni contingenza storica o speculazione ideologica.
Eh sì, ci manca la Magnani... Come ci manca una certa Roma: l’altra grande protagonista dei suoi film. Una città oggi indifferente e rumorosa: priva di quegli squarci notturni e silenziosi, dove sull’acciottolato dei Banchi Vecchi, si udivano i passi e i battibecchi di Totò e Nannarella, come in Risate di gioia. O la Roma del sanguigno mercato di “Campo de’ Fiori” anni Trenta, dell’omonimo film con Aldo Fabrizi, dove i coltelli erano coltelli e i fratelli fratelli. E dove la Magnani, fruttivendola, mostra un cuore (antico)romano, generoso e bellicoso a un tempo. O ancora: la città pasoliniana di Mamma Roma, già sul punto di cambiare pelle, con le sue periferie polverose ma già appetite dai palazzinari. Dove la Magnani assomiglia a una Madonna dolente, che si incammina dietro la Via Crucis di un mondo suburbano. Privo però, “pasolinianamente”, di salvezza.
Come, infine, nell’episodio L’automobile, del ciclo televisivo Tre donne girato nel 1971, due anni prima di morire. Che preannuncia la Roma attuale: divorata dal traffico e dall’indifferenza. E dove la Magnani, nel ruolo di una vitale ex “mondana” (come si scriveva un tempo), comprende all’improvviso che la sua Roma è morta…. E lo scopre nella maniera più moderna: ferma sul ciglio della strada, a fianco dell’ambita macchina sportiva gravemente incidentata, vede sfilarle accanto il serpente di ferro delle automobili domenicali, con a bordo gente indifferente e affamata solo divertimenti.
E’ una Magnani dallo sguardo che cerca aiuto. E che resta impressa negli occhi. Quasi quanto l’ immagine del Nanni Moretti di Caro Diario, che, trent’anni dopo, si aggira in vespa, per gli stessi luoghi, alla ricerca di una città che non c’è più.
Ecco, immaginiamola, seduta dietro di lui. Con quella sua risata, forte e liberatrice, che ricorda una Roma vera. Quella di Nannarella. Che, come lei, purtroppo, non c’è più.


Carlo Gambescia

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