Suggeriamo la lettura di un lungo saggio di Putin, “Sull’unità storica di russi e ucraini”, uscito sul “Domani” (*), pubblicato in Russia nel luglio del 2021. Si tratta di uno scritto di grande interesse politico, anzi ideologico, noto agli specialisti ma non al grande pubblico.
Vi si ritrovano tutti gli argomenti tipici della famigerata unità, non solo tra russi e ucraini, ma tra russi e popoli slavi, argomenti che rinviano per gli accenti bellicosi alla cultura slavofila e soprattutto panslavista:1) unità spirituale necessaria, anzi doverosa, come detto; 2) disprezzo per i valori occidentali, individualisti e disgregatori; 3) sopravvalutazione del ruolo geopolitico della Russia, come fattore unificante; 4) indicazione di un modello di sviluppo economico controllato dalla Russia;
Tutto ciò che interferisce con i quattro punti viene definito come un attacco all’integrità della Russia e di tutti i popoli slavi. Il lettori più attenti potranno scoprire il pericoloso disprezzo verso il popolo polacco e i popoli baltici, come pure gli argomenti usati da Stalin sul carattere nazista di ogni opposizione alla sua politica, ingigantendo ogni dettaglio politico di collaborazione tra nazisti e popolazione slave, provatissime invece dalla feroce occupazione nazista.
In modo ossessivo, seppure apparentemente lucido, Putin indica nell’Occidente il nemico principale: se nel Marx ed Engels del Manifesto, il borghese, il nemico principale, era in qualche misura apprezzato, nel Mein Kampf di Hitler, per l’ebreo, altro nemico principale, non c’era scampo.
Nello scritto di Putin si mostra un disprezzo per l’Occidente, per l’uomo occidentale, pari a quello di Hitler verso gli ebrei. Come per contro, si elogia, rispettivamente, tutto ciò che è tedesco e russo.
L’intero testo è costruito intorno a un odio implacabile verso coloro che hanno sempre cercato “di minare la nostra unità”. Da ultimo, l’Occidente.
La visione storica che innerva lo scritto di Putin è quella della marcia dei popoli slavi verso un’unità che li sottende fin dalla remota antichità: Si legga questo passo illuminante:
«Russi, ucraini e bielorussi discendono dall’antica Rus’, che all’epoca era il più grande stato in Europa. Gli slavi e le altre tribù che vivevano in questo vasto territorio – da Làdoga, Novgorod e Pskov a Kiev e Černigov – erano uniti da un’unica lingua (che oggi chiamiamo russo antico), da relazioni economiche, dal governo dei principi della dinastia dei Rjurik e – dopo il battesimo della Rus’ – dalla fede ortodossa. La scelta spirituale fatta da san Vladimir, principe di Novgorod e granduca di Kiev, determina ancora oggi la nostra affinità. ».
Non si dice – solo per fare un esempio – che esiste una tesi storiografica, ben fondata anche a livello filologico, sulla Russia di Novgorod, che indica nei Rus’, (di qui il nome Russia), le popolazioni scandinave e che vivevano nelle regioni che attualmente appartengono all’Ucraina, Bielorussia e Russia occidentale.
Una tesi che faceva inferocire Stalin e tutto il pensiero panslavista prima e dopo Stalin. E come sembra anche Putin, che la ignora bellamente privilegiando la regola pseudoidentitaria della “tradizione inventata”.
Non desideriamo assolutamente avanzare paralleli tra Putin e Hitler, sarebbe antistorico.
Però il testo invita a riflettere sui reali moventi di Putin, visto che il confine tra il dire e il fare è già stato superato. E soprattutto spinge a interrogarsi su un fatto fondamentale: se la filosofia della storia di Putin è questa, l’attacco all’Ucraina, è solo il primo passo, verso la ricostituzione dell’ “unità spirituale” dei popoli slavi. Quindi, ci sono fondate probabilità, che l’invasione sia solo l’inizio di un progetto più vasto.
Che poi Putin riesca portarlo a termine è un’altra storia, legata alla sua età, alla sua mediocrità e altri fattori, tra i quali la capacità e la volontà dell’Occidente di opporsi ai suoi disegni.
Ci si chiederà, come però?
Probabilmente, se nei prossimi giorni l’escalation conflittuale non si sarà fermata, per accordi intervenuti e provvidenziali passi indietro (abbastanza complicati dopo le dichiarazioni di ieri di Putin (**), l’unica soluzione possibile, sarà purtroppo la più antica e rozza forma di competizione tra gli uomini: la guerra.
Nell’era atomica però. Perciò, chi crede in dio preghi, chi conosce gli uomini tremi.
Carlo Gambescia
(**) Qui il nostro commento: https://cargambesciametapolitics.altervista.org/putin-agita-lo-spettro-nucleare-come-dire-la-cosa-giusta-nel-momento-sbagliato/