lunedì 13 gennaio 2020

Si può insegnare il bene? Una lettera di  Aldo La Fata
Il pericolo dello"Stato etico"


Caro Carlo, ho letto. 
Posto che non conosco Massimo Maraviglia e che non ho  letto nulla di suo, mi limito a qualche considerazione solo su quanto da te scritto (*). Ora, se qualcuno mi chiedesse se esiste una "scienza del bene" e se esiste un "metodo" che si possa insegnare, la mia risposta sarebbe senz'altro negativa. Negativa perché il bene non ha un carattere oggettivo o assoluto: ciò che noi europei e occidentali intendiamo per bene, ad altre latitudini, in contesti e culture differenti o su altri pianeti (ma sì, allarghiamo pure gli orizzonti!), potrebbe essere ritenuto un male. 
Chi decide cosa sia "bene" e cosa sia "male"? Solo un'autorità superiore lo potrebbe. Quindi un anticristo o un dittatore planetario. Il bene che possiamo fare e di cui siamo capaci è sempre culturalmente ed ontologicamente relativo (il Sommo Bene coincide con Dio per chi ci crede, quindi è totalmente altro da noi). Ora però, non vorrei, proprio io che mi dichiaro cattolico, relativizzare troppo.
Tuttavia, credo che il bene sia più una "pratica", una condotta di vita che si conquista attraverso l'autoeducazione e si trasmette attraverso l'esempio e non certo attraverso l'insegnamento e l'istruzione (tra l'altro con le parole si rischia di scivolare pericolosamente nel fariseismo: ti parlo del bene, ma poi non riesco a farlo o non riesco a regolarmi di conseguenza, quindi forse non so esattamente di cosa parlo o parlo di qualcosa  di puramente ideale). Posso dunque insegnare la buona educazione, il rispetto dell'altro ecc. ecc., ma non il bene in sé. Questa scienza continuerei a chiamarla "educazione civica" e a proporla come tale in conformità ai nostri ordinamenti e alle nostre istituzioni.
Insisto: per un cristiano il bene è l'amore, l'amore del prossimo e l'amore di Dio, ma non per un hindù, non per un taoista, non per un "pagano" ecc. Una "scienza del bene" o è universale e valida per tutti oppure non è. 
Quindi, caro Carlo, io credo che alla fine tu abbia ragione: un'eventuale "scienza del bene" che si volesse insegnare sarebbe un rischio politico, sarebbe la premessa ideologica a uno "Stato etico" che abbiamo già visto e sperimentato e che ha fallito il suo proposito malamente (per la famosa eterogenesi dei fini). Piuttosto io mi chiederei se possa mai esistere una "etica universale" e cercherei di ragionare su questo. Ragionare, pensare e proporre, senza trasformare questo sforzo speculativo e propositivo in una scienza.

Un  abbraccio,

Aldo La Fata  (**) 

(*) 

(**)
Ricercatore di storia delle idee,  studioso  del pensiero tradizionalista,   direttore della rivista “ Il Corriere Metapolitico”.