venerdì 15 settembre 2017

Giuseppina Ghersi, Aldo e Carlo Rosselli
 Crimini di guerra e crimini di pace 



Probabilmente a qualche lettore non sarà sfuggita la polemica sulla targa dedicata a Giuseppina Ghersi,  tredici anni,  stuprata e uccisa nel 1945 dai partigiani,  nel savonese,  perché ritenuta una “collaborazionista fascista”.
Ovviamente, la scelta è strumentalizzata dalla destra e dalla sinistra: i primi perché assetati di vendetta, i secondi, in particolare quelli di antica fede comunista, perché convinti di essere nel giusto. Al riguardo, la reazione di Rifondazione comunista è esemplare:


«Anche Rifondazione comunista di Savona prende posizione contro la targa in memoria di Giuseppina Ghersi e lo fa citando questo pensiero di Italo Calvino: "Dietro il milite delle Brigate nere più onesto, più in buonafede, più idealista, c’erano i rastrellamenti, le operazioni di sterminio, le camere di tortura, le deportazioni e l’ Olocausto; dietro il partigiano più ignaro, più ladro, più spietato, c’era la lotta per una società pacifica e democratica, ragionevolmente giusta, se non proprio giusta in senso assoluto, chè di queste non ce ne sono" (1). 

Pur con  tutto il rispetto per Calvino, grande scrittore, non condividiamo la seconda parte del ragionamento. I partigiani comunisti  filo-sovietici  avrebbero instaurato  una feroce dittatura, altro che società pacifica e democratica. Le buone intenzioni non bastano per giustificare né capire  il fenomeno totalitario.
Pertanto, ben venga  il  monumento  riparatore. Quello che però non  giustifichiamo è la scelta del luogo per il cippo: una piazza di Noli dedicata ai fratelli Rosselli, uccisi in Francia da sicari di estrema destra  al servizio dell’Ovra e di Mussolini. Benché, va detto,  non esista prova provata del coinvolgimento diretto del dittatore (2). Personalmente, a prescindere dall'accertamento delle responsabilità apicali, propendiamo per  la tesi della feroce esecuzione fascista,  negata invece dalla storiografia di destra, che rimanda a  faide,  interne all’ambiente antifascista.   
Il punto però è un altro.  Lo stupro e l’uccisione della piccola Ghersi, rinviano  ai crimini di  guerra, a un terribile stato di eccezione,  dove in nome di  pòlemos  furono commesse nefandezze da tutte le parti in lotta. L’uccisione dei fratelli Rosselli rimanda invece a un atto premeditato, commesso a freddo,  per così dire un crimine di  pace.  Furono sgozzati  e finiti a colpi di pistola,  una cosa terribile (3).
Quale delle due uccisioni fu più grave?  Difficile dirlo. Probabilmente, i crimini di pace sono i più odiosi. Ma è un giudizio personale. E fermo restando che siamo davanti a due  atti di barbarie. Avvenuti però in situazioni storiche assai diverse. Mai dimenticarlo. Quindi parificarli, scegliendo lo stesso luogo celebrativo è un errore. Perché  non aiuta a capire né ricordare  quanto siano stati rovinosi il fascismo  e l’antifascismo dei partigiani comunisti. 

Carlo Gambescia                

(2) S.G. Pugliese, Carlo Rosselli. Socialista eretico ed esule antifascista (1899-1937), Bollati Boringhieri 2001, p. 212.
(3) Ibid., pp. 210-211.

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