venerdì 25 agosto 2017

Etiopi ed eritrei,  sgombero a Piazza Indipendenza
C’era una volta l’Africa italiana…




I lettori non diano retta ai titoli dei giornali,  in una Roma semideserta, la stessa città che nella retorica dei media pauperisti e vaticani non  “arriva alla fine del mese",  ieri nessuno si è accorto o quasi  dello sgombero, “dai modi rudi”, come si legge,  degli  etiopi ed eritrei da Piazza Indipendenza, a due passi dalla Stazione Termini. Erano tutti al mare i romani:  a mostrare, le chiappe più o meno chiare (siamo a fine agosto), per dirla con la grandissima Gabriella Ferri,
In realtà - come nota  Pareto -  il  borghese dal cuore tenero (con cuore a sinistra, portafogli a destra) pretende che i suoi beni siano difesi senza spargimenti di sangue.  Cosa praticamente impossibile.  Il  che però  spiega le ricorrenti  polemiche.   Anche dinanzi all' innocuo  fatto che ieri si sia  “spesa” solo  acqua:  quella degli idranti della polizia.  Niente di che.  Però si sa, un cuore tenero è un cuore tenero.  
Invece,   chi scrive, in questo caso,  è  dalla parte delle forze dell’ordine.  Che bene hanno fatto, eseguendo un'ordinanza, a sgomberare un edificio privato, abusivamente occupato da ben quattro anni. Però, non ci piace neppure l’atteggiamento di  certa  stampa di destra. Si pensi al titolo del “Giornale” sui poliziotti che  "sgomberando" difenderebbero l’Italia.  Un' apertura  che  conferma, dispiace dirlo,  quel  detto brechtiano che scorge nel  patriottismo esasperato  -  oggi mascheratosi da populismo sovranista -   l’ultimo rifugio dei vigliacchi.
Che c’entra uno sgombero  di profughi ( gente con i documenti i regola,  non immigrati clandestini)  con la  guerra al terrorismo jihadista?  Guerra  che, tra l’altro,  “ il Giornale”  si guarda bene -  vigliaccamente per l'appunto -   dall’evocare?  Per la serie gastro-sovranista,  chiudiamoci in casa e buttiamo la chiave...   
Ma c’è  un’altra osservazione da fare.  Che, con i profughi di Piazza  Indipendenza, ammesso e non concesso che fossero immigrati clandestini,  non si doveva arrivare alla carica degli idranti.  Quattro anni per trovare una soluzione abitativa “pacifica” non sono pochi.   E si doveva trovarla,  non per debolezza nei riguardi, della sinistra,  del   Papa e dei movimenti per la casa,   ma per un'altra ragione, di fondo: i nonni  e i bisnonni degli eritrei ed  etiopi, ieri annaffiati,  hanno combattuto  e sono morti per l’Italia. Loro sì, hanno difeso il Paese.  E in che momenti.  Quindi  nipoti e bisnipoti  meritavano ben altro trattamento. A prescindere.  Si chiama obbligo di riconoscenza.  Guai però a parlare di ex colonie: all'umanitarismo  vaticano e  borghese, per non parlare dei cialtroni dei movimenti per la casa, piacciono apolidi. Si manipolano meglio.   
Tuttavia,  e qui osiamo farci  profeti,   se continua così, con l’Isis alle costole dell’Italia e dell’Europa, alle colonie torneremo, magari con altro nome. Altro che chiudersi in casa...  
La storia si vendica sempre della stupidità degli uomini.

Carlo Gambescia