venerdì 6 dicembre 2013


La sentenza della Corte Costituzionale
Di troppa legalità si muore
 di Teodoro Klitsche de la Grange




La sentenza della Corte Costituzionale  sul Porcellum è stata accolta da un coro di commenti: alcuni preoccupati, altri (molti) orientati all’immediato del tipo: (quale legge  elettorale ci porterà Babbo Natale? e la Befana, oltre alle feste si porterà via anche Letta?); tutti quelli che ho potuto leggere, tra tecnicismi legalitari, hanno sostenuto che la legge elettorale era un insulto alla democrazia ( o almeno lo erano le norme annullate).
A mio avviso i problemi che pone – e conferma - tale sentenza sono diversi: e ne espongo due.
Il primo: è sicuro che questa legalità costituzionale, della Costituzione del dopoguerra, riesce a “funzionare” solo al prezzo d’essere violata, e proprio la Corte Costituzionale ce  l’ha confermato: non tanto con la sentenza, quanto col comunicato che ne ha accompagnato il dispositivo.
Infatti ad applicare i principi generali del diritto – nel caso, il principio c.d. della nullità derivata – il Parlamento eletto col Porcellum annullato è un organo illegale: ma parimenti  illegali sono il Presidente della Repubblica, eletto (la seconda volta) proprio da quelle camere, e il Governo Letta, che dalle stesse ha ottenuto la fiducia. Ma la Corte non ha tenuto conto delle conseguenze giuridiche, e lo scritto nel comunicato che “ resta fermo che il Parlamento può sempre approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei principi costituzionali”.
Quindi un Parlamento eletto con norme incostituzionali (pertanto, ad applicare coerentemente certe teorie, incostituzionale) sarebbe  abilitato   a dettare le norme per la propria elezione.
A logica andiamo male: e a diritto non meglio, almeno interpretando il diritto come legge o meglio secondo il normativismo imperante. Ma bisogna capire la Corte: fatto il “buso”, a chi tocca cucire il “tacon”? Alla Merkel (ipotesi realistica) all’Unione Europea (surreale), al Governo  Letta (irreale)?
E’ chiaro che il “tacon” è indispensabile, altrimenti lo Stato italiano cessa peroverdose di legalità costituzionale. E’ quindi meglio un organo costituzionalmente illegale che niente, perché la necessità impone di rifare la legge elettorale, Il che conferma quanto sosteneva – tra gli altri – Santi Romano – che “La  necessità è fonte autonoma del diritto, superiore alla legge. Essa può implicare la materiale e assoluta impossibilità di applicare, in certe condizioni, le leggi vigenti e, in questo senso, può dirsi che  necessitas non habet legem. Può anche implicare l’imprescindibile esigenza di agire secondo nuove norme da essa determinate e, in questo senso, come dice un altro comune aforisma, la necessità fa legge. In ogni caso, salus rei publicae suprema lex”, e quindi la legalità cede alla necessità (anche ad una necessità caratterizzata dall’essere  contra-legem).
La seconda è che bisogna fare un altro sforzo per capire perché la Corte ha identificato  nel Parlamento costituzionalmente illegale l’organo destinato a “riempire” il buco legislativo. Non serve sostenere che è l’organo che ha comunque legalmente la funzione di legiferare anche sulle norme dichiarate illegittime  dalla Corte: in questo caso, diversamente da tutti gli altri, è venuta meno proprio la legalità dell’organo.
Evidentemente per capire ciò la legalità è inutile. Meglio rifarsi alla legittimità, ed è evidente che, per quanto eletto in modo illegale, il Parlamento attuale anche se fosse un “insulto alla democrazia”, è, tra i tanti che il popolo italiano subisce frequentemente, uno dei più lievi. Nella competizione tra i poteri forti, interni ed esterni, che cercano di conculcare la volontà popolare senza assumersene la responsabilità e soprattutto senza sottoporsi alla verifica del consenso elettorale, è più titolato un organo eletto malamente, che – a parte ipotesi fantapolitiche – organi, anche statali, non elettivi.
E’ un inchino che la legalità fa alla legittimità (democratica). E che conferma come, in specie nelle situazioni eccezionali, nel Gouverment de fait di Hauriou, nell’Ausnahmezustand di Schmitt, è la legittimità a farsi carico del sostegno a un potere che ricostruisca organi e condizioni costituzionali di esistenza ed azione politica.. Cioè l’essenza della costituzione, irriducibile a normativismi e legalità zoppe. Come diceva Odilon Barrot, La legalité nous tue; non resta che sperare nella volontà e nella necessità dell’esistenza politica.
Teodoro Klitsche de la Grange

Teodoro Klitsche de la Grange è  avvocato, giurista, direttore del trimestrale di cultura politica“Behemoth" (http://www.behemoth.it/ ). Tra i suoi libri: Lo specchio infranto (1998), Il salto di Rodi (1999), Il Doppio Stato (2001), L'apologia della cattiveria (2003), L'inferno dell'intellettuale (2007), Dove va lo Stato? (2009),  Funzionarismo (Liberilibri, in stampa)



Nessun commento:

Posta un commento