venerdì 26 ottobre 2012

Poteri deboli o poteri forti?




Spesso si parla di poteri forti. Ma quali sono? Semplificando al massimo: secondo la Confindustria il Sindacato sarebbe un potere forte, mentre  a giudizio del Sindacato il titolo spetterebbe alla Confidustria. E allora?  Diciamo che   hanno ragione  tutti e due.   Però   l’ “entità” (ecco il perché dell'iniziale  maiuscola)   Confidustria e l’ “entità” Sindacato vanno scomposte in tante altre "entità" dalle dimensione differenti.
Si pensi ad esempio al potere di veto della  Fiat all’interno del sistema di imprese italiano. Oppure, al  ruolo, spesso determinante,  della Cgil  in ambito sindacale. Perciò più che di poteri forti si dovrebbe parlare  di gruppi di pressione,  dalle dimensioni differenti e  in continuo conflitto tra di essi.   E quindi sarebbe più esatto parlare di  gruppi divisi e perciò deboli.
Ma esiste un potere più forte di tutti gli altri? Magari in ambito internazionale? Difficile dire. Anche perché nei vari settori (imprenditoriale, sindacale, ma anche finanziario, mediatico,  eccetera) il potere è frammentato. Ovviamente,  i gruppi di pressione possono allearsi fra di loro e dare vita a patti redistributivi. Si pensi alla nascita del welfare state,  oppure alla progressiva   accentuazione  dei processi di intermediazione finanziaria degli  ultimi tre decenni, condivisa, magari conflittualmente da imprenditori e sindacati. Certo,  talvolta  vincono i "buoni", talaltra i "cattivi", altre volte  "buoni" e "cattivi"  trovano l'accordo.  Insomma,  il conflitto fa parte delle dinamiche sociali.  E, sotto questo aspetto,  anche della democrazia: perché  non può essere soppresso, se non  privando le persone della  libertà di confliggere.  Certo, all'interno di regole. Ma le regole   non possono,  anzi non devono  eliminare il conflitto:  il rischio che il conflitto possa degenerare va sempre  accettato.  Anche questa è una regola...   Naturalmente, la  durata delle alleanze, come per tutti le relazioni basate sugli interessi,  è sempre  mutevole.  Inoltre sulle scelte dei gruppi di pressione  influiscono le appartenenze nazionali, culturali, religiose, eccetera. In ultima istanza,  un dirigente indiano di una multinazionale ragionerà  in modo diverso da un dirigente australiano. E lo stesso discorso vale per il  sindacalista italiano rispetto al sindacalista  americano, e così via…
Insomma, anche in sociologia  ( e nella realtà), il mondo, come talvolta si dice, è   bello   perché  vario… In questo senso " il tutto scorre" di Eraclito condensa perfettamente la dinamica dei gruppi di pressione.  Pertanto non esistono poteri forti in senso stretto, bensì poteri in continuo conflitto   e,  probabilmente meno forti -  proprio perché , ripetiamo, divisi e differenti -   di quel  che sospetti il cosiddetto uomo della strada. Tutto qui.

Carlo Gambescia

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