venerdì 4 novembre 2011

Giorgio Napolitano, Carl Schmitt e la crisi italiana


Quando si dice le coincidenze della vita… Giorgio Napolitano è  nato il  9 giugno 1925.  Circa sei mesi prima,  il 3 gennaio,  Benito Mussolini aveva preannunciato, da Presidente del Consiglio,  quello che la storiografia antifascista avrebbe definito un colpo di stato.  Lasciamo  ai lettori  il giudizio sugli anni che seguirono. Decidano secondo il proprio libero intendimento politico.  Tuttavia,  i colpi di stato, non piacciono a nessuno.  Né i corsi e  i ricorsi storici, magari  giocati, forzando un po’, come abbiamo fatto a proposito della data di nascita del  Presidente della  Repubblica. Anche se a dirla  tutta, non ci convince  l’ attivismo di Napolitano  che, per carità,  sarà pure a fin di bene.
In quale articolo della Costituzione è scritto che il  Capo dello Stato debba  consultare, telefonicamente o di persona, i leader dei principali partiti di opposizione? Consultazioni, poi definite   -  ci scusi Presidente -   in modo tartufesco  come     «due giorni di confronto non protocollari»,  in quanto  «non ne esistevano i presupposti»…    Oppure che  si possa  far uscire sui giornali,  a getto continuo,  dichiarazioni ufficiose,   (il Quirinale “pensa”…, il Quirinale ritiene…), sempre più  stringenti,   sulla  necessità di un nuovo governo?   E  tese,   di fatto,   a far cadere il governo  in carica.   Sono comportamenti, dispiace dirlo,   da   routinier della politica italiana.  Infatti,  solo  chi appartenga  alla casta -  per una volta cediamo alle mode lessicali.. -  sa benissimo  che quando  la tempesta politica si avvicina, i  topi,  di  regola, tendono ad abbandonare la nave governativa  Come pare stia avvenendo… Ovviamente - piccolo inciso -  quando un deputato passa da sinistra a destra,  guai a parlare di mercato della vacche.
Qui non si tratta di essere pro o contro Berlusconi.  Ma di invocare sempre, e non  secondo convenienze politiche, il rispetto di  quella  Costituzione, cui  il Presidente della Repubblica, come recita l’articolo 91,  “prima di assumere le sue funzioni” ha  prestato  “giuramento di fedeltà” dinanzi al Parlamento.
Si dirà, ma il momento è grave, Berlusconi mostra di non essere all’altezza, perciò bisogna chiamare Monti. Questo, crediamo sia il ragionamento di Napolitano… Comunque sia,  un certo Carl Schmitt sosteneva che la sovranità risiede in chi possiede l’autorità e il potere di decidere lo stato di eccezione, come quando si presenta l’evenienza  di stabilire  se  una situazione politica  sia sul punto di essere   compromessa  dagli sviluppi di  una  grave crisi economica. Si tratta, insomma,  di una specie  di test politologico  per capire, semplificando,  chi  comandi su chi.     
Quindi se Berlusconi verrà defenestrato,  grazie  alla fitta ragnatela di  «confronti non protocollari»  imbastita dal Quirinale,  avremo l’ennesima  riprova circa la bontà predittiva  della teoria  schmittiana. E  di un  fatto ancora più importante:  che in Italia, nonostante il populismo dello stesso Napolitano, che un giorno sì, l’altro pure, celebra la sovranità assoluta del popolo,   sovrano in realtà  non  è  l’elettore, né il Parlamento, né per estensione un Governo non ancora sfiduciato dalla Camere,  bensì la Presidenza della Repubblica.  Perciò viviamo in una Repubblica Presidenziale, senza neppure saperlo…  

Certo,  nulla a che vedere con  le trame del  3 gennaio 1925.  Tra l’altro,  in giro -  Indignati permettendo -  non ci sono gli  squadristi né gli  arditi del popolo.  Però,  come si usa dire, sorge spontanea la domanda:  ma  che razza di democrazia è  la nostra? Dove  si permette  che vengano  calpestati  i diritti degli elettori?

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