mercoledì 4 giugno 2008

Il ritorno di  Robin Hood

Tremonti  vs  petrolieri: chi vincerà? 





“L’idea è di ragionare sui profitti e non di applicazione dell’Iva alla pompa", dal momento che “tra il prezzo alla pompa e quello che c’è dietro in mezzo c’è il barile con sopra una bottiglia di champagne, che è la speculazione”. Per ora “non c’è nulla di definitivo, ma a noi sembra che dato il drammatico bisogno degli strati più deboli questo tipo di prelievo Robin Hood abbia senso” (http://www.corriere.it/economia/08_giugno_03/ue_ robin_hood_tax_c05d4e1a-315a-11dd-a85a-00144f02aabc.shtml).
Le parole sono di Tremonti. Che dire di un politico di destra che parla, come è evidente, un linguaggio di sinistra?
Finge? E dunque non se ne farà niente? Oppure, Tremonti "ci crede" e così per la prima volta, dai tempi di Enrico Mattei, si ritorna a fare le pulci ai petrolieri?
Da un paio d’anni a questa parte, Tremonti, dal punto di vista culturale, va dicendo cose interessanti. Il libro La paura e la speranza rappresenta qualcosa di autenticamente nuovo nell’ambito del dibattito economico italiano. Diciamo che Tremonti mostra di avere la visione e la cultura per impostare una nuova politica economica di maggior controllo sociale dell’economia. E dunque, semplificando, di sinistra... E l’ ”uscita” sui petrolieri, in qualità di Ministro dell’Economia e non di puro e semplice accademico, rafforza l’ impressione di un politico dotato di eccellente visione d’insieme e capace di andare oltre gli schemi. E di porre (e porsi) problemi autentici circa la natura politica e redistributiva dell’economia. Una visione, ad esempio, assente in Prodi. Il quale, benché a capo di una maggioranza di centrosinistra, si è sempre ben guardato, anche solo a parole, dal turbare gli equilibri economici e politici esistenti.
Ovviamente Tremonti si muove nell’alveo di un visione infrasistemica, cioè interna all’attuale sistema economico: per il nostro professore il capitalismo resta il migliore dei mondi possibili. E questo è il limite del suo no-globalismo di destra. Tuttavia la critica politica dei poteri forti, cui si spera dovrebbero seguire misure specifiche, è indubbiamente un fatto nuovo.

Qualcosa da seguire con interesse. Anche perché in Italia, sorvolando sul già citato Enrico Mattei, le ultime critiche militanti ai sovrapprofitti dei petrolieri risalgono a quelle (sciaguratissime) delle “armi”, legate al terrorismo brigatista e sanguinosamente attuate negli anni Settanta del Novecento, sparando alle gambe, se ricordiamo bene, dell'allora presidente dell'Unione Petrolifera Italiana.
Ora, il vero problema, è capire se Berlusconi, consentirà a Tremonti di “tassare” i petrolieri. Il Cavaliere non è uomo da guerre di classe tra ricchi. E sembra contentarsi, per ora, soltanto dei "bagni di folla", celebrativi della sua vittoria... Di qui due possibilità: o porrà un veto, oppure acconsentirà, ma concedendo ai “signori del petrolio” qualcosa in cambio.
Resta comunque un' indicazione storica e sociologica importante: una destra che voglia “durare” al governo e guadagnare consensi deve fare una politica sociale di sinistra. E qui si pensi all’opera di grandissimi statisti conservatori del passato come Disraeli, Bismarck, Theodore Roosevelt, Giolitti, Ma pure alla politica tedesca del secondo dopoguerra di Adenauer e Erhard, fondata sull’economia sociale di mercato. In Italia anche De Gasperi ed Einaudi ebbero sensibilità sociale, ma in misura minore rispetto agli statisti sopra ricordati. Anche il famigerato Tambroni, uomo della destra democristiana, prima di cadere nel giugno del 1960, aveva tentato di inaugurare una politica sociale di sinistra, ma nel contesto storico sbagliato, già segnato dalla volontà di apertura a sinistra della democrazia cristiana.
Ora Tremonti, così sembra, vuole tentare di nuovo. Auguri.
Carlo Gambescia 

Nessun commento:

Posta un commento