lunedì 6 novembre 2006


La condanna a morte di Saddam
Guai ai vinti




Sulla condanna a morte di Saddam vanno fatte due riflessioni. La prima sul fatto politico in sé, la seconda sull’atteggiamento europeo .
Quanto al primo punto, si tratta di una condanna a orologeria. Legata alla politica interna americana, e in questo caso alle prossime le elezioni che vedono i repubblicani piuttosto messi male. E Bush è particolarmente attento alla manipolazione mediatica dell’elettorato americano. Sempre sotto l’aspetto politico ( o meglio biopolitico) la condanna a morte assume un carattere esemplare: qualsiasi leader che in futuro deciderà di opporsi al nascente impero americano, da oggi sa quel rischia: la disintegrazione fisica. Infine, l’eliminazione di Saddam per impiccagione, è un vero e proprio atto di “definitiva” degradazione simbolica della sua “figura pubblica” (si pensi, per un caso storico analogo, almeno simbolicamente, alla crocifissione degli schiavi ribelli in uso presso i Romani). In particolare, per Saddam che comunque era e resta un militare, l’impiccagione serve a porlo sullo stesso piano di un brigante di strada. O peggio ancora, dell' alleato infedele. Il che ha un significato politico preciso, viste le buone relazioni, prima del 1991, tra l’ex rais e gli Stati Uniti. Ovviamente, la condanna a morte, rischia di trasformare Saddam, almeno per i suoi seguaci, in mitico eroe purissimo. E quindi di essere controproducente sotto l’aspetto della pacificazione nazionale.
Quanto al secondo punto, come è noto, l’Europa dei 25 ha preso le distanze da americani e inglesi, molto soddisfatti per la condanna alla pena di capitale di Saddam. E qui sorge spontanea una domanda: ma come può l’Europa che invia le sue truppe “postcoloniali”, feroci e armatissime, in tutto il mondo al servizio dell’alleato americano dichiarare, per bocca dei suoi rappresentanti, che la pena di morte sia contraria alla sua etica? Che differenza passa tra un villaggio afghano raso al suolo dai cannoni Nato e l’impiccagione di Saddam? Evidentemente, l’Europa mostra di non poter rinunciare alla sua ipocrisia. Ma con l’ipocrisia non si va lontano. L’ipocrisia è la maschera preferita dei servi impotenti. L’Europa simula buoni sentimenti per apparire diversa da ciò che è per due ragioni. In primo luogo, per farsi benvolere da coloro che ha contribuito a far massacrare: gli iracheni. In secondo luogo, per non inimicarsi gli Stati Uniti. Infatti il rifiuto europeo della pena di morte viene giustificato su basi morali e non politiche. Anche perché il processo a Saddam, secondo i giuristi dell' Unione europea, avrebbe avuto uno svolgimento impeccabile…
Saddam era certamente un tiranno, Bush ha le sue non meno pesanti responsabilità. Ma  l' ipocrita silenzio   europeo lascia veramente senza parole...  Forse però una ne abbiamo:  vergogna. 

Carlo Gambescia 

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