sabato 26 novembre 2005

Il mercato e le forze profonde della politica





In un interessante articolo apparso ieri su "Repubblica" Jean-Paul Fitoussi, economista e professore all' Institut d'Etudes Politiques di Parigi critica, come dire, gli amici del mercato: tutti quegli intellettuali, professori, politici, eccetera, che ritengono l'economia di mercato una specie di ricetta o risposta definitiva a tutti i problemi politici e sociali. Fitoussi fa un'osservazione importante: "Il crollo del muro di Berlino [ha] elevato l'economia di mercato al rango di riferimento universale (...) [Tuttavia] il primato dell'economico sul politico e delle libertà economiche su quelle politiche (...) non è mai bastato né a rendere più tranquilli i rapporti sociali , né ad occupare pienamente lo spazio politico".
E' purtroppo sotto gli occhi di tutti quanto l' osservazione sia giusta. Dopo l' 89, il mondo intorno a noi non è sicuramente migliorato: guerre e crisi economiche, crescita delle diseguaglianze e soprattutto va registrato il diffondersi di un clima di incertezza e scarsa fiducia nel futuro.
Il punto è che gli economisti, e tutti coloro che credono nel primato dell'economia sulla politica, non riescono a fornire previsioni precise sulla ripresa economica. Si ha l'impressione che i "professori" piuttosto che anticipare gli eventi, li seguano, o al massimo si limitino a registrali... E quel che è più grave è che i politici ripetano, spesso pedissequamente, quel che dichiarano gli economisti. Per dirla brutalmente: politici ed economisti vivono alla giornata, in attesa, di una grande ma sempre più lontana e mitica ripresa economica.
Su questo sfondo, frutto indubbiamente di una sopravvalutazione dell'economia come scienza, si muovono però le grandi forze della politica profonda, quelle demografiche, militari e religiose: le grandi migrazioni dal Sud al Nord del mondo; l'espansione militare americana, che ricorda quella romana dopo la caduta del "muro" cartaginese; la rinascita di un fondamentalismo cristiano e islamico.
Ora, la domanda è questa: la pura e semplice espansione dell'economia di mercato è in grado di interferire, correggere, contrastare, indirizzare questi fenomeni? Agli amici lettori la risposta.


Carlo Gambescia

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