martedì 9 aprile 2024

Papa Francesco vuole più stato

 


Il papa può dire ciò che desidera. Ci mancherebbe altro. Come ogni altro attore sociale è libero di esprimere opinioni. Che ovviamente possono avere un contenuto dogmatico. Ma, attenzione, solo per i suoi fedeli e per chi ritiene che tali principi siano giusti e condivisibili.

In realtà, al di là del dibattito delle idee, il papa, su alcune tematiche (ad esempio maternità surrogata, interruzione di gravidanza, suicidio assistito) vuole, molto semplicemente, più diritto pubblico, meno diritto privato. Reputa, in ultima istanza, che l’individuo, sia incapace di conoscenza e debba essere protetto da se stesso, attraverso un’occhiuta attività giuspubblicistica. Detto altrimenti: vuole più stato, ovviamente al servizio della “sua causa”.

Il concetto che qui desideriamo sviluppare è quello del “più stato”. Se il lettore avrà la pazienza di seguire fino in fondo il nostro ragionamento, potrà capire il significato dell' incipit.

Possono le opinioni essere trasformate in leggi? E, se sì, con quali conseguenze?
 

Non pochi ritengono che dove regna il potere della maggioranza sia cosa buona e giusta tradurre le opinioni maggioritarie in legge. Di conseguenza in un paese di cattolici osservanti le leggi avranno contenuto cattolico. In un paese di non cattolici le leggi avranno contenuto differente, e così via.

Semplice, no? Però chi tutelerà le minoranze cattoliche in un paese non cattolico e viceversa? Come salvaguardare insieme i diritti delle minoranze e delle maggioranze. Infatti esiste un fenomeno molto pericoloso che si chiama tirannia (della maggioranza) della pubblica opinione. Come può essere evitato?

Intanto accettando il presupposto liberale, che  il corpo sia proprietà dell’individuo e non di una qualche entità superiore (dallo stato a dio). Di conseguenza,   si deve consentire che l’individuo ne faccia uso come meglio crede.

Tutto risolto allora? No. Perché il pericolo risiede in quel “si deve consentire”, concetto che implica: 1) un assenso pubblico, nel senso di regolamentazione da parte della legge, quindi dello stato, del diritto in oggetto ( cioè di disporre liberamente del proprio corpo), oppure 2) un assenso tacito, nel senso di una materia libera da qualsiasi forma di regolamentazione; detto altrimenti viene permesso tutto ciò che non è vietato dalla legge. Insomma, in quest’ultimo caso, ci si affida all’interazione tra ciò che viene prodotto dal costumi, dal buon senso, dall’esperienza individuale.

Mentre nel primo caso avremo un profluvio di leggi, norme e regolamenti, quindi la dittatura del diritto pubblico, nel secondo caso liberi contratti tra privati consenzienti,  quindi lo sviluppo di un diritto privato sulla base dei liberi bisogni (cattolici o laici, per così dire) delle persone.

Per capirsi: non voglio mettere all’incanto il mio corpo? Benissimo, non c’è alcun obbligo contrario. Voglio invece disporne? Posso, perché non c’è alcun divieto.

E per quale ragione ciò è possibile? Perché esiste la forma contratto tra privati.

Le norme dei contratti implicano il principio della buona fede dei contraenti, nonché una serie di regole che rinviano alla teoria generale del contratto o negozio giuridico tra privati: qualcosa di generale, non di particolare.

Non si può regolare tutto nel più piccolo dettaglio come pretendono i sostenitori del diritto pubblico, figurarsi poi quando si tratta di contenuti morali non condivisi. Purtroppo i parlamenti si sono ridotti ad essere l’anticamera dello statalismo: non più grandi dibattiti ideali su questioni generalissime, ma solo una minuziosissima contabilità, contrattata dei diritti sociali dei più lillipuziani gruppi sociali. Ma questa è un’altra storia. Una pena al giorno.

Il contratto fra privati elimina alla radice qualsiasi questione di contenuti e divisioni. Pertanto il papa è gli altri opinionisti, anche di idee contrarie, come tutti gli altri cittadini,  possono pure dibattere, ma restando rigorosamente nell’ambito morale. Va però assolutamente evitato il “salto” legislativo. Per dirla in altro modo: dal punto di vista della libertà dell’individuo le opinioni non possono essere trasformate in diritto pubblico. Perciò ampio dibattito, ma poi sarà l’individuo a decidere, sulla base del diritto privato,se firmare quel “certo” contratto, per così dire.

Qui però nasce un problema. Ovviamente chi ritiene che l’individuo debba essere difeso da se stesso, punta a trasformare tutto il diritto privato in diritto pubblico. Sicché inevitabilmente il diritto pubblico si trasforma nel braccio armato di una qualche morale (di stato o di dio).

Naturalmente nessuno nega il rischio che l’individuo possa essere indotto in errore ( limiti cognitivi, sbagli di valutazione, cattivi consigli, fragilità varie, eccetera) però la posta in gioco è troppo alta dal punto di vista della libertà individuale. Nel senso che se si privilegia l’idea di proteggere l’individuo da se stesso, si accetta la possibilità che altre entità ( stato o dio) decidano al suo posto per proteggerlo.

L’individuo, a parte il caso di evidenti minorazioni psichiche, deve essere lasciato libero di sbagliare dal punto di vista delle varie dottrine morali. L’ attività cognitiva è segnata da un processo di prove ed errori, insuccessi e successi.

Se si interviene sull’individuo sopprimendo gli insuccessi, si influisce sul processo di selezione sociale degli individui più adatti: l’individualismo protetto non esiste in quanto individualismo, perché è un individualismo spurio, di diritto pubblico, mentre l’individualismo puro rinvia direttamente al diritto privato, all’individuo in quanto tale.

Pertanto, e concludiamo, quando il Papa proclama la necessità “di un divieto universale della gestazione per altri, nota come maternità surrogata” (*) vuole più diritto pubblico, meno diritto privato. E dove non c’è diritto privato, non c’è libertà, e dove non c’è libertà, l’individuo non può pensare, esprimersi, agire liberalmente.

Di conseguenza quanto più un divieto si fa universale tanto più l’entità che decide al posto dell’individuo si fa tirannica. Che poi sia lo stato o dio, o lo stato a farsi braccio armato di dio è la stessa cosa.

Carlo Gambescia

(*) Per una sintesi: https://it.euronews.com/salute/2024/01/08/papa-francesco-chiede-un-divieto-universale-della-maternita-surrogata-pratica-spregevole .

Nessun commento:

Posta un commento