domenica 25 giugno 2023

L’Occidente e la paura di vincere

 


Nonostante i suo dottorati, i suoi centri specializzati, le attività di spionaggio, l’Occidente euro-americano sembra non essere in grado di capire quel che è successo ieri in Russia. Perché?

Come abbiamo scritto più volte l’Occidente non sa pensare la guerra. Ieri, nel frastuono mediatico, la principale preoccupazione dei governi occidentali, almeno così si è capito, era quella dello scoppio improvviso di una guerra civile in Russia. Dimentichi di come ne approfittarono, e bene, nel 1917, austriaci e tedeschi, rovesciando subito truppe sul fronte occidentale

Cioè, si ignora o si finge di ignorare la regola numero uno di ogni guerra ( e della politica in generale): quella di seminare discordia nel campo nemico.

Ora è ovvio che certe cose non si devono dire in pubblico, ma l’impressione più forte resta quella che ieri la classe politica occidentale abbia reagito – semplificando – come un pugno di burocrati “scocciati”, perché qualcuno in Russia turbava la tranquilla routine di una guerra a distanza, della quale già non si parlava più o comunque molto meno che all’inizio. Un atteggiamento del tipo: “Ora ci si mettono anche i russi a creare altri problemi, litigando tra di loro”. Insomma, paura di vincere..

Per contro Mosca, che sebbene abbia largamente provato di non essere capace di vincere, sa però pensare la guerra.Infatti cosa ha dichiarato subito? “Non provi l’Occidente ad approfittare delle nostre divisioni interne”.

Pertanto, da un parte abbiamo un Occidente pacifista, incapace di pensare la guerra (quindi di pensare la Russia), che neppure si propone di vincere la guerra in Ucraina; dall’altra la Russia, capace di pensare la guerra, ma incapace di vincerla, però capace di pensare l’Occidente e quindi approfittare della sua mentalità da routine.

Quanto alla rivolta pretoriana di Prigozhin, va detto,  che alla lunga il potere militarizzato si risolve, come nella seconda metà del terzo secolo d. C., nella disgregazione, come prova l’esperienza degli imperatori militari romani, i Severi che sostenevano che per mantenersi al potere, bastasse pagare i soldati e non preoccuparsi di altro (Settimio Severo). 

Per quale ragione?  Perché il potere militare si fonda sulla conquista del potere nudo, che divide i vari generali, al comando delle proprie truppe, senza altra giustificazione se non quella della conquista pura e semplice mettendo mano alle spade.

Un fenomeno che Roma aveva già conosciuto, momentaneamente, nell’anno dei Tre imperatori (quattro con Vespasiano) 69 d.C. , e dopo la morte di Marco Aurelio, 180 d.C., ultimo grande imperatore della dinastia degli Antonini.

Pertanto la situazione in Russia, Prigozhin o non Prigozhin, è destinata a peggiorare: il potere militare, mercenario o meno, poiché fondato sulla pura forza, tende sempre a degenerare in guerra civile, perché disconosce qualsiasi forma pacifica di conquista del potere.

Il punto è che l’Occidente non sembra capace di approfittarne perché ha paura di vincere. Certo, per vincere si deve fare la guerra. E qui si chiude il cerchio della paura.

Carlo Gambescia

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