venerdì 5 febbraio 2010

Crollano le Borse europee 
Ci risiamo con la speculazione



Ieri le Borse europee hanno bruciato 128 miliardi di euro per contrastare i timori degli investitori circa lo stato di salute dell'economia spagnola. L'indice paneuropeo Dj Stoxx 600, che sintetizza l'andamento dei principali indici del Vecchio Continente, ha perso il 2,69%, mentre la Borsa di Madrid è caduta del 5,94%. In rosso anche la chiusura di Wall Street a causa delle nubi che sembrano addensarsi, come è già accaduto per l'economia greca, sul futuro economico di Spagna e Portogallo (disoccupazione crescente e deficit di bilancio) : l'indice Dow Jones, dopo esser sceso brevemente sotto quota 10.000, ha chiuso a 10.002,18 punti (-2,61%), mentre il Nasdaq é arretrato a 2.125,43 (-2.99%). In perdita anche l'indice S&P 500 a 1.063,11 punti (-3,11%).
Domanda. I timori degli investitori sono fondati o meno? Dipende. Da che cosa? Dalla qualità del debito pubblico. E chi giudica la bontà o meno del debito pubblico? Gli stessi investitori attraverso le società di rating, di regola collegate a società di investimento e banche, le cui speculazione borsistiche sono però alle origini della crisi.
Ma perché alcune nazioni, come Stati Uniti, Spagna, Portogallo, Grecia, si sono indebitate? Per ripianare i bilanci di società di investimento e banche, prossime alla bancarotta, perché dedite alle speculazioni borsistiche. Ora le società finanziarie e bancarie che hanno goduto di quei finanziamenti pubblici, non dovrebbero speculare contro i governi che le hanno aiutate. Si tratta di un comportamento totalmente irrazionale, contrario agli stessi interessi del capitalismo. Perché pretendendo di fare profitti a breve, perfino sui disastri che hanno causato, speculando sui debiti pubblici, società finanziarie e banche di investimento rischiano soltanto di allargare e approfondire la crisi economica in atto. E quindi di auto-affondarsi e di conseguenza auto-affondare, se non il sistema, quel poco o tanto, in termini di libertà civili e democratiche, così faticosamente conquistato nell'ultimo sessantennio.
Perciò “capitalisti” ripensateci… E’ nel vostro interesse, combattere la speculazione.

Carlo Gambescia

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