lunedì 5 maggio 2008

C'era una volta la (libreria) Feltrinelli...



Remo Ceserani sul manifesto ha parlato di americanizzazione dell'editoria italiana (1). Partendo da lontano, come gli è congeniale: il modello Usa del libro come merce, eccetera. Ma puntando, decisamente, il dito sulla Feltrinelli. E in particolare su quel processo di “crescita esponenziale delle [sue] librerie, che sempre più si allineano ai modelli Barnes & Noble in America, WH-Smith in Inghilterra e simili”. Tra l’altro Ceserani cita anche un documentario del regista Alessandro Rossetto: una co-produzione italo-svizzera-tedesca sulla casa editrice, intitolata Feltrinelli . E, pare, messo "al bando in Italia per volere della famiglia Feltrinelli, a cui il film, da loro stessi commissionato e contenente varie interviste sia a Inge che a Carlo, non è piaciuto”
Particolarmente sferzante la chiusa di Ceserani:

”Era un tema, quello del rapporto con il pubblico dei lettori, molto caro a Giangiacomo Feltrinelli, il quale aveva inventato tutta una serie di strumenti per raggiungere i suoi lettori. Non so quanto le attuali librerie rispondano a quei suoi programmi. Nel documentario, a un certo punto, al responsabile delle assunzioni dei commessi per le librerie viene posta questa domanda: ‘Ma lei, se deve scegliere fra una persona che è un buon lettore di libri e una che sa sorridere piacevolmente ai clienti, quale sceglie?’ E lui, tranquillo: ‘quella che sa sorridere, ovviamente’. “ .

Qui però, e dispiace contraddire Ceserani, il problema è un altro. I commessi delle librerie Feltrinelli, almeno a Roma e fatte salve alcune eccezioni, non solo non leggono i libri ma neppure sorridono… L’unica cosa che mostrano di saper fare a meraviglia è grugnire un mezzo saluto, sedersi sbuffando davanti al computer e digitare nervosamente sul motore di ricerca il nome dell’autore richiesto. Il più delle volte sbagliando, soprattutto quando si tratta di un libro non di cassetta: memorabile, tempo fa, uno scambio tra Engels ed Hegel.... Ma la peggiore accoglienza è quella che viene riservata alla cassa. Dove ragazzotte accigliate non degnano di uno sguardo il cliente in fila. Più o meno come al supermercato.
In effetti, stando a quel che si legge on line, i dipendenti della catena Feltrinelli, a loro volta, “incatenati” a contratti a termine, di motivi per sorridere ne avrebbero pochi (2)…
Stendiamo perciò un velo pietoso... Anche perché, in realtà, crediamo sia il modello della rete libraria all’americana a rendere difficile la vita di quei lettori, come chi scrive, non dediti al tossico consumo di bestseller.
Ad esempio, tra gli scaffali delle Feltrinelli si trovano solo le ultime novità ( delle stesse grandi case editrici, eccetera): libri spesso rilegati come elenchi telefonici che al massimo restano in libreria un mese. Le opere di catalogo vanno perciò ordinate, passando per le forche caudine dei commessi di cui sopra. Il che richiede possesso (nel cliente) di notevoli competenze relazionali. Ma anche pazienza: dal momento che una volta ordinato il libro, anche di un editore medio-grande, i tempi di attesa non sono mai brevi (spesso dieci-quindici giorni, se non di più). Di conseguenza le piccole case editrici, nonostante i fiumi di parole sull’editoria democratica, sono del tutto ignorate. A meno che non si occupino di filosofia new age. Oppure di viaggi, turismo, misteri, serial killer e sesso… In genere chi chiede qualche libro pubblicato da un piccolo editore, si sente rispondere che occorrono uno o due mesi per riceverlo. Come dire: se lo vuoi leggere, scrivi tu all'editore...
A metà anni Settanta andavamo dalla Feltrinelli al Babuino, perché c’era solo quella. E regolarmente compravamo qualche libro “scoperto” fra quelli di scaffale, lasciato lì a invecchiare come una buona bottiglia di vino… Nonché felici per aver potuto incrociare lo sguardo, scambiando due parole, con qualche commessa dagli occhi ridenti. Chissà... sospiravamo all'uscita, immaginando grandi conquiste …
Certo, oggi, abbiamo tutt’altro aspetto. Ma siamo sicuri che al solo accenno di un sorriso di pura circostanza, le ragazzotte accigliate chiamerebbero subito la vigilanza…
Colpa della nostra età (anagrafica) o di certo capitalismo oggi in voga? Mah… al lettore l’ardua sentenza.

Carlo Gambescia


(1)

(2)

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