Il mondo occidentale sembra andare decisamente a destra. Per inciso, anche la Chiesa cattolica potrebbe spostarsi a destra. Ma non è del prossimo Papa che oggi desideriamo parlare.
Nonostante le vittorie in Canada e Australia delle forze liberali (il primo attaccato direttamente da Trump), le elezioni rumene di ieri provano una cosa fondamentale: come sia difficile mettere fuori gioco una destra che sembra vincere, nonostante tutto.
Ovviamente ci sarà un secondo turno. Ma oltre il quaranta per cento dei votanti ha scelto George Simion, leader di un partito di estrema destra, Alianța pentru Unirea Românilor (AUR), che, come già dichiarato, includerà nel futuro governo Călin Georgescu, vincitore del primo turno delle elezioni annullate del 2024.
Il che purtroppo lascia ben sperare gli elettori di destra che il prossimo governo sarà ultraconservatore, filorusso e nazionalista. La Romania non sembra aver imparato nulla, perché sta di nuovo per entrare nel ventre della balena.
Ciò significa che se in Germania Alternative für Deutschland (AfD), altro partito di estrema destra, venisse sciolto, come prevede la Costituzione, la misura potrebbe risolversi nel più classico autogol elettorale per le forze moderate e progressiste, filoucraine e filoeuropee.
Lo stessa tesi può essere estesa alla Francia del Rassemblement
National (RN), che ha subito una decapitazione giudiziaria nella persona
di Marine Le Pen.
Come dicevano, il mondo occidentale sembra andare a destra. E soprattutto verso l’estrema destra.
La marea pare inarrestabile: da Washington a Hunedoara. Le misure di tipo giudiziario, giuste o sbagliate che siano, sembrano moltiplicare la sua forza. L’intervento dei giudici, costituzionali o meno, viene vissuto dall’elettore di destra e di estrema destra come un atto persecutorio.
Ripetiamo l’evoluzione politica verso l’estrema destra, qualsiasi cosa si faccia, dal punto di vista delle forze filoccidentali (semplifichiamo), sembra inarrestabile: si vota, vince la destra; la si esclude, vince lo stesso.
Cosa sta accadendo? Siamo davanti alla rivolta di scriteriate masse criptofasciste (cripto, neppure tanto), descritte da un retorica populista, come eroiche e sane, contro élite, a grandi linee progressiste, se si vuole di centro-sinistra, dipinte come corrotte e traditrici dei sacri principi del dio, patria e famiglia.
Queste idee per gli Stati Uniti vennero riscoperte e valorizzate dallo storico Christopher Lasch, scomparso nel 1994, tra la fine degli anni Ottanta e i Novanta dello scorso secolo. Si potrebbe definire Lasch, nonostante il serio curriculum accademico, un devastante pioniere di quella critica antielitistica alla cultura Woke, oggi incarnata dal trumpismo e dai fascisti europei di ritorno.
Lasch, che tra l’altro, particolare inquietante (alla Marcel Déat, socialista che finì nelle braccia di Hitler), proveniva da sinistra, è stato tradotto e commentato positivamente dalla nuova destra europea e recepito negli ambienti culturali e politici neofascisti.
Ovviamente non è l’unico pensatore letto e studiato dalle destre europee (si pensi ad esempio all’influenza di Dugin, arcitradizionalista, già consigliere filosofico di Putin) , né il rapporto tra politica e cultura può essere inteso in maniera deterministica. Probabilmente chi vota Marine Le Pen, Giorgia Meloni, eccetera, neppure sa chi sia Lasch.
Però se si leggono i suoi libri, contro l’ideologia del progresso e contro il tradimento delle élite liberali (tra l’altro in Italia pubblicati e ripubblicati dalla progressista editrice Feltrinelli:il che non è un dettaglio, per la serie darsi la zappa sui piedi da solo), si ritrovano quelle idee oggi così diffuse, che ridotte in pillole, hanno conquistato il cervello figurativo di masse in realtà decerebrate e votate all’autodistruzione. Il mio vecchio professore d’italiano, crociano superstite e panda liberale, parlerebbe di “temperie”. Cioè, ancora mi sembra di sentirlo, del “complesso di moventi spirituali o avvenimenti che concorrono alla caratterizzazione di un un momento storico, culturale e sociale”.
Esageriamo? Diciamo pure che non è uno spettacolo edificante, per chiunque creda nei valori liberali, quello dell’Omino di burro fascista che promette a milioni di Lucignoli e Pinocchi la meravigliosa Città dei balocchi.
E cosa sorprendente e pericolosa, viene creduto. Sicché la fila degli aspiranti somari ogni giorno si allunga, nonostante tutto.
Che fare? Probabilmente, come dicevamo, si dovrà di nuovo passare, tutti, buoni e cattivi, per il ventre della balena… E non sarà uno scherzo.
Carlo Gambescia