martedì 19 febbraio 2008

Blogosfera
Libertà e controllo sociale 




Come al solito la prendiamo da lontano.
Si è criticato il presentatore Fiorello per alcune sue esternazioni non politicamente corrette. Che qui però non commentiamo. Perché ci interessa un altro aspetto dello questione: quello che la nostra è una società a "libertà limitata" delle parole. In che senso? Semplicissimo. Apparentemente tutti possono parlare di tutto. Da Fiorello al comune cittadino, intervistato per un sondaggio. Ma in realtà esiste, come dire, una griglia di controllo mediatica, che restringe le cosiddette “parole in libertà” a un arco di tematiche giudicate dal potere dominante legittime, perché non pericolose dal punto di vista del controllo sociale e della stabilità “sistemica”.
Non diciamo nulla di nuovo. In argomento esiste una letteratura vastissima. E del resto in ogni società storica vi sono state ( e vi saranno) forme di controllo sociale. Tuttavia nella nostra, nonostante si autodefinisca democratica, questa forma di controllo ha però addirittura assunto un carattere spesso soffocante, anche grazie alla crescente pervasività del suo apparato mediatico.
Si pensi ad esempio a come viene "infiocchettata" la secessione del Kosovo. La si descrive come un atto di democrazia. Oppure all’impossibilità di criticare la democrazia rappresentativa in nome di quella diretta: qualsiasi critica alla "istituzioni parlamentari" viene subito liquidata come cripto-totalitaria. Oppure si pensi al cosiddetto linguaggio “politicamente corretto”. Dove talvolta si sfiora il ridicolo. Eppure, alla fin fine, quasi tutti si attengono alle regole.
Per quale ragione “quasi” tutti? Perché la blogosfera, sotto l’aspetto, dell’ ”impoliticamente corretto”, ha finora rappresentato una bellissima eccezione alla regola. Di qui la necessità di proteggerla, per usare una terminologia forte, da ogni attacco esterno liberticida. Ma anche di esercitare, intelligentemente, da parte dei suoi membri, forme di autocontrollo, evitando ad esempio derive razziste e antidemocratiche.
Si dirà: ma in fondo l’autocontrollo è una forma di controllo indotto, che in termini politici implica l’ accettazione di regole formali, imposte dal potere dominante. Il che non è falso. Ma è possibile indicare un’altra strada? A parte, ovviamente, quella suicida dello scontro frontale con il potere. O, cosa che temiamo ancora di più, la trasformazione della blogosfera, o meglio dei suoi membri(blogger e lettori), nei fondatori di un altro partito politico in cerca di voti.
Il dibattito è aperto.

Carlo Gambescia

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